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Terzo Contest Racconti - Corni e torce nella notte

  • Ferdi95
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15/12/2021 23:29 #136230 da Ferdi95
La notte era buia, il cielo coperto, e l’avanzata dei rohirrim procedeva lenta mentre il vento spirava da est. Non c’era tempo per fermarsi a riposare: Erkenbrand sapeva che Saruman non avrebbe atteso molto per lanciare un nuovo attacco ai Guadi dell’Isen, dopo aver saggiato la forza delle difese di Rohan qualche giorno prima.
Dalla notizia della morte di Theodred erano passati quattro giorni, durante i quali il Signore dell’Ovestfalda aveva radunato quanti più uomini possibili dalle terre che circondavano il Trombatorrione e predisposto le difese della fortezza. Si erano poi messi in marcia per portare rinforzo alle truppe di Grimbold ed Elfhelm, che avrebbero dovuto presidiare i Guadi fino al suo arrivo.
Erkenbrand non sapeva però di essere in ritardo, l’assalto da Isengard era già iniziato quella mattina e le forze di Saruman stavano per conquistare i Guadi, mentre lui e il suo esercito procedevano nella buia notte. La luna crescente incominciò a filtrare tra le nuvole quando mancavano ancora alcune ore per raggiungere l’accampamento di Grimbold, ma all’improvviso i rohirrim videro tante piccole luci accendersi in lontananza, e quel bagliore si diffuse come un incendio. Le fiamme avvamparono permettendo ad Erkenbrand e ai suoi di identificare chiaramente la loro destinazione in lontananza, ma il fuoco portato dagli Isengardiani contro il campo dei rohirrim sottolineava anche il grave ritardo accumulato dai rinforzi rispetto alla battaglia.
Erkenbrand procedeva in testa alla colonna e vedendo l’incendio avvampare disse con voce tonante “Avanti Eorlingas! Non lasceremo i nostri fratelli da soli! All’Isen!” prima di soffiare nel possente corno che portava alla vita e spronare il cavallo. Lo squillo del corno di Helm Mandimartello riecheggiò nella notte, e le schiere di cavalieri si lanciarono alla carica dirigendosi verso quel bagliore lontano, con gli Scudirossi che componevano la guardia di Erkenbrand in prima linea insieme al loro signore.
La direzione scelta dai rinforzi era chiara: occorreva procedere verso nord-ovest, puntando dritto verso i Guadi. Grimbold era chiaramente in difficoltà nel mantenere quella posizione, ma si poteva ancora sperare che Elfhelm riuscisse a difendere le colline a nord-est, proteggendo il fianco destro di Erkenbrand.
Ma le forze di Saruman erano di gran lunga maggiori di quelle previste dal Signore dell’Ovestfalda, che non si aspettava che già quella notte cadessero in mano al nemico sia il passaggio sull’Isen che la linea di alture che presidiavano da nord la sponda orientale del fiume. Grimbold ed Elfhelm furono soverchiati, e ripiegarono in modo disordinato verso oriente, mentre la cavalleria di Erkenbrand avanzava a gran velocità verso nord-ovest.
E così avvenne il disastro. La luna venne coperta da nuvole e tutto ripiombò nel buio. Mentre le forze di Saruman calavano da nord e avanzavano da ovest i cavalieri procedevano ignari, finendo intrappolati su entrambi i fianchi dai guerrieri di Isengard. I cavalcalupi furono i primi ad accorgersi dei rinforzi in arrivo, e assaltarono la retroguardia di Erkenbrand ululando. Il Signore dell’Ovestfalda non si aspettava un attacco alle spalle e fu colto di sorpresa, ma, prima che potesse reagire in qualche modo, la colonna venne raggiunta da una schiera di guerrieri del Dunland e da una massiccia forza di Uruk-hai corazzati, che la circondarono quasi completamente.
Gli Uruk attaccarono da sinistra, formando una falange e puntando le loro picche contro i cavalli, arrecando numerose perdite ai rohirrim, che non avevano più possibilità di manovra. I Dunlandiani assaltarono invece la colonna da nord, cercando di disarcionare i cavalieri o di sgozzarne le cavalcature con le loro asce acuminate. In una frazione di secondo Erkenbrand dovette decidere cosa fare: potevano smontare da cavallo e formare un muro di scudi per resistere, ma l’attacco subìto gli aveva portato l’amara certezza che nessun aiuto sarebbe giunto da Grimbold ed Elfhelm; non restava quindi che caricare a cavallo, ma da che parte? I Dunlandiani erano meno corazzati, però gli Uruk-hai non avevano chiuso del tutto il suo fianco sinistro, lasciando una piccola via di fuga nelle retrovie.
L’ululato dei lupi alle sue spalle portò Erkenbrand a scegliere di attaccare sul fianco destro, per quanto spingersi ulteriormente a nord potesse essere rischioso. “Attorno a me, figli di Eorl! Reggete lo scudo e Rohan non cadrà oggi! Carica!” gridò lanciando al galoppo il suo maestoso destriero e mulinando la spada. Gli Uruk erano schierati per mantenere la posizione e guadagnare terreno a poco a poco, ma vennero sorpresi dalla fuga dei rohirrim; al tempo stesso i guerrieri del Dunland si stavano lanciando in un assalto furioso e furono presi in contropiede dalla carica dei cavalieri verso di loro, che diventava più possente dopo ogni metro guadagnato dai signori dei cavalli.
Il nemico si era allungato sul fronte per attaccare contemporaneamente tutta la colonna, ma la sua posizione non era salda e i cavalieri riuscirono a passare senza subire perdite sanguinose, anche se molti avevano perso il proprio destriero durante il combattimento e altri vennero raggiunti dai dardi scoccati dalle forze di Isengard. Ma lo schieramento del nemico non era omogeneo, né lo era il terreno di quella zona, e ciò portò la carica dei rohirrim ad avvenire in modo disordinato, ed Erkenbrand si ritrovò presto ad avere vicino solo pochi uomini della sua guardia personale, mentre del resto del suo esercito aveva perso le tracce nel buio.
“Non ci inseguiranno” pensò tra sé il comandante, “Hanno passato i Guadi per andare a sud, e non possiamo fermarli…” quindi si rivolse al suo araldo “Dobbiamo radunare i dispersi, dividiamoci in due gruppi e cerchiamo tutti gli uomini della zona. Presto sarà battaglia, ogni soldato deve essere pronto a combattere. Speriamo che l’alba ci aiuti e che le forze di Grimbold ed Elfhelm non siano state completamente spazzate via dall’assalto. Ci rivedremo lungo la strada maestra”
E così dicendo si diresse verso ovest, seguito da un pugno di Scudirossi, soffiando nel suo corno di tanto in tanto, alla ricerca di dispersi e feriti che fossero sopravvissuti alla battaglia.

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