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La triste ballata del corvo - Background per la lista

“Scende la nebbia sulla nuda roccia
Un tempo crudele e spietata
Segnata ancora da mille e più gocce
Di lacrime e sangue e infinita disperazione.
La foresta rispetta ancora quel luogo
Un tempo malvagio.
Senza riposo gli occhi dei prigionieri, lasciati a se stessi in neri anfratti.
Urla e pianto si alzavano al cielo, la macabra melodia della schiavitù.
Il servo dell’oscurità, caduto il suo padrone,
Sopra ogni nazione sì innalzó suberbo;
Bruciante nel suo odio, il bacio di una lama sul volto di un bambino.
Il cielo contenere la sua avidità più non poteva,
E come una meteora discese sul mondo. Seguì il suo maestro nella devastazione,
della terra così bella nata dalla prima canzone.
Fuggì alla rovina che colpì il possente, e nel buio restò a intessere inganni.
Grande fu la caduta di chi in lui pose fiducia,
Perché non c’è scampo dalla corruzione del male.
Ma alla fiamma della malvagità non era immune, perse tutto in un sol colpo,
o quasi.
Nella sua tetra reggia rimaneva la sublimazione,
Del suo ego smisurato, crudele, dall’invidia consumato.
Un piccolo oggetto, un anello d’oro,
n cui infuse se stesso e tutto ciò che gli rimaneva.
Così il Signore divenne Schiavo
E ignaro della sua condanna continuò il suo progetto,
Nel buio.
Fu sconfitto una volta, dalla sua superbia punito,
Ma al male fu concesso di continuare a persistere.
Ridotto ad un’ombra, un pallido riflesso, fuggì tra le fronde della foresta.
Tutto ciò che toccava restava corrotto,
Come un incendio vorace, senza riposo.
Lì attese, lentamente, il passare dei giorni,
Aspettando, desiderando, consumato dal desiderio,
Di riunirsi a ciò che più lui bramava,
L’ultima parte dell’anima che ormai gli restava.
I suoi tristi servi aveva radunato,
Deboli sovrani che la morte non avevano accettato.
L’insegnamento del più Grande imparare non volle,
Che il male può perseverare, ma mai trionfare.
Per lui rimane solo il vuoto alla Fine,
L’assenza di tutto,
il dominio sul nulla.
Ignaro della condanna, lui si consuma ogni giorno, pensando d’essere Padrone di ogni cosa
Delle vite degli uomini e dei loro destini.
Così il Necromante attende il suo momento,
Nella fortezza in rovina, dove scende la nebbia.”