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3° Contest Racconti - Lorenzo - Una miniera

  • Lorenzo Manara
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04/11/2021 15:43 #135992 da Lorenzo Manara
3° Contest Racconti - Lorenzo - Una miniera è stato creato da Lorenzo Manara
Ciao a tutti. Sono il collega di Nerdoom che ha da poco aperto il suo canale youtube su mesbg. Appena saputo del contest non ho resistito :cheer: :cheer: Il mio è decisamente distante dallo stile del professore, ma ci provo lo stesso.

Una miniera

Allungo il braccio oltre la soglia e la torcia sgronda pulviscolo infuocato a terra, sulla pietra consumata da secoli di guerre sotto la montagna. Un'ascia abbandonata sul pavimento riflette la luce della fiamma. La camera è vuota.
«Morto.» Dolmir mi oltrepassa con una spallata. «Oin è morto.»
Si sfila l'elmo dal capo e lo lascia cadere in uno sferragliare metallico.
«Non riesco a togliermi quello sguardo dalla testa...»
«Adesso basta.» Haurin emerge dal buio del corridoio, accompagnato dal tintinnare di anelli d'oro legati alla barba. «Vuoi stare zitto?»
«Perché dovrei?»
Il volto rugoso di Haurin viene accarezzato dalla luce della torcia, gli occhi lucidi. Sembra che abbia appena finito di piangere. «Se non chiudi quella bocca ci scopriranno.»
«Cosa vuoi che m'importi?» Dolmir alza la voce. «Che vengano pure. Ormai è finita!»
«Sarà finita quando lo decideremo noi!»
«Smettetela!» Stringo il pugno attorno al manico del martello da guerra. «Non è il momento per le scenate.»
Afferro la porta di legno marcio e lancio un bisbiglio fuori, nell'ombra.
«Hustarin, entra anche tu. Facciamo una pausa.»
Hustarin si affaccia nella stanza, il grande scudo rotondo lo protegge fin sotto al nasone colmo di bitorzoli. Non ha ancora spiccicato parola.
Spingo la porta alle sue spalle. I cardini stridono nel silenzio e il legno sbatte contro gli stipiti sbeccati; siamo dentro, tutti e quattro.
«E ora?» Dolmir picchia l'estremità dell'ascia sul pavimento. «Che vorreste fare?»
Lascio il martello poggiato contro il muro e mi asciugo la fronte col dorso della mano. «Ci riposiamo un momento.»
«E poi?»
«Poi torniamo dagli altri.»
Dolmir lancia una risata. «Vorresti far finta che non sia successo niente?»
«Io non faccio finta.»
«Oin è morto e presto toccherà a quelli nel secondo salone. Faranno compagnia al signore di Nanosterro, nella camera degli Scritti, e noi con loro...»
«Vergognati.» Haurin scuote la testa. «Sei una vergogna per i lungobarbi. E un codardo.»
«Codardo?» Dolmir gli tira una spinta. «Sono cinque anni che ci danniamo qua dentro. Cinque!»
«Nessuno ti ha costretto!» Haurin gli va addosso con la pancia all'infuori. «Perciò vattene, Dolmir. Facci un favore e togliti dai piedi!»
Uno scricchiolio proviene da dietro la porta, nel corridoio. Un mormorio sommesso aleggia nel buio.
Dolmir e Haurin s'irrigidiscono, ammutoliti, con gli sguardi piantati sull'uscio dietro di me.
Trattengo il respiro, paralizzato da un brivido lungo la schiena.
Ormai è troppo tardi.
Ci hanno trovati.
La porta si spalanca e mi finisce addosso. Perdo l'equilibrio, crollo in ginocchio con tutto il peso dell'armatura e la torcia rimbalza via scoppiettando scintille.
Dall'ingresso scaturiscono versi laceranti. Punte di ferro uncinate affiorano dall'oscurità e uno sciamare di creature si affolla sotto l'arco di pietra.
I miei compagni mostrano i denti in un grido e si lanciano a difendere l'entrata. Agitano le asce, gemiti raccapriccianti riempiono il corridoio e schizzi di sangue nero macchiano la pietra.
Mi tasto il ventre, le dita incontrano la cintura vuota.
Non ho più il martello. Sono disarmato.
Un orco si fa avanti a spallate oltre l'ingresso, supera i miei compagni e balza fin dentro la camera. Gli occhi gialli puntano nella mia direzione, le fauci schiuse in un sorriso demoniaco.
Indietreggio fino alla torcia e la sollevo in tempo per farmela mozzare con un fendente. L'estremità infuocata cade a terra e il troncone mi rimane nel pugno.
«Stupidi nani.» L'orco dilata i fori che si ritrova al posto del naso, sul volto pallido e ossuto. «Finirete sterminati...»
Gli tiro un calcio in faccia, in mezzo agli occhi. L'orco distoglie lo sguardo ed emette un lamento rauco.
Striscio all'indietro. Devo inventarmi qualcosa o sarà la fine. Tasto il pavimento e sfioro la vecchia ascia abbandonata. La luce del tizzone riflette sulla lama; è ancora affilata.
L'orco sputa a terra un grumo nero e solleva il coltellaccio. «Morte!»
Stringo l'ascia nel pugno e meno un rovescio con tutta la forza del braccio. Colpisco il ferro nemico in un clangore che fa tremare il manico; quasi mi scappa dalle dita. E l'orco si paralizza. Il suo sguardo è fisso sulla lama del coltellaccio tranciata in due. Non sghignazza più.
Gli pianto l'ascia in testa e stramazza a terra.
Il frastuono della battaglia si attenua. I miei compagni si affacciano fuori con le asce tinte di nero, rivolte al corridoio vuoto. Ce l'hanno fatta. Li hanno respinti.
Barcollo in piedi col fiato corto. «Il ferro dei lungobarbi non tradisce mai.»
Faccio un passo avanti, ma nessuno dà peso alle mie parole.
Dolmir si appoggia con la spalla al muro. Tossisce sangue. Una punta di lancia gli sbuca sotto l'ascella, conficcata in uno sbrano tra gli anelli dell'armatura.
Haurin porta la mano alla bocca. «No...»
Haustarin abbassa lo scudo e si avvicina per sorreggerlo.
«Lascia stare, non c'è tempo.» Dolmir accenna fuori con un movimento del capo, la voce incrinata dal dolore. «Ascoltate...»
Boati lontani riecheggiano nel corridoio, colpi profondi rimbombano nel buio.
I tamburi scuotono gli abissi.
Arrivano.
Dolmir stringe i denti macchiati di sangue e mette piede in corridoio.
«Aspetta!» Haurin allunga la mano verso di lui. «Dove stai andando?»
«Avevi ragione tu.» Dolmir gli rivolge un sorriso. «Siamo noi a decidere quando farla finita.»
Porta l'ascia in spalla e scompare nel buio.
«Dolmir!»
«Venite.» Raccolgo il tizzone da terra, emana ancora una debole luce. «Raggiungiamo gli altri.»
«Vuoi lasciarlo andare?» Haurin mi guarda con gli occhi sgranati. «Vuoi lasciarlo morire?»
«È ciò che vuole.» Hustarin emette un sospiro. «Dobbiamo rispettare la sua volontà.»
Stringe lo scudo scheggiato sul petto e s'incammina in direzione del secondo salone.
Haurin abbassa lo sguardo. Muove le labbra per dire qualcosa, ma non esce alcun suono dalla sua gola. Tira su col naso e si avvia dietro Hustarin.
Nessuno di loro si volta dall'altra parte. Nessuno guarda indietro, dove brulicano le armate degli orchi. Dov'è diretto Dolmir.
Serro la presa sul manico della vecchia ascia e li seguo attraverso le lunghe tenebre di Nanosterro. La nostra casa.
E pensare che la chiamano una miniera.

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  • Samildanach
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  • Ringorn Iwinyl
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07/11/2021 13:27 #136009 da Samildanach
Risposta da Samildanach al topic 3° Contest Racconti - Lorenzo - Una miniera
Molto bello!

When the Elves passed westward, Tom was here already, before the seas were bent. He knew the dark under the stars when it was fearless – before the Dark Lord came from Outside.

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