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Lettera a Re Thorin III Elminpietra - Final 2020 BG 700

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29 Sep 2021 22:30 - 30 Sep 2021 09:49 #135800 by MoMaR
Ciao a tutti

riporto qui il racconto a BG e la lista che mi hanno aiutato a vincere la caratteristica al Final (e a prendere un discreto numero di botte nelle partite), giornata di domenica (torneo a 700 in singolo).

Spero possiate apprezzare :)

Matteo MoMaR

[Ho provato anche postare le foto qui, ma ho fallito miseramente :silly: ] [Edit sono riuscito]



Lista Alleanza Verde Colli Ferrosi&Armata di Thror

WB1 "Thror&Nar"
Thror
8 Guardiani del Re

WB2 "I carristi di Fror&Milizia"
1 iron hills Captain su carro
2 lancia e scudo
5 balestre e lancia
1 cavalca capre

WB3 "L'Ammazza Draghi"
Ballista




Lettera a Re Thorin III Elminpietra.
Piccola cronaca di un’impresa a lungo dimenticata
(Inizio primavera 2785 TE - fine estate 2785 TE).

Vostra Maestà, Re sotto la Montagna, Erede di Durin,

Nell’amicizia che mi lega al Vostro casato e alla Montagna, mi accingo a scrivervi questa lettera per raccontarvi un’impresa della Vostra stirpe che altrimenti scomparirebbe con me. Dimenticata dagli annali, caduta in oblio presso lo stesso popolo di Durin, questa è la storia di una tragica spedizione di impavidi guerrieri, anime in cerca di riscatto, e di un re non più re. È la storia della spedizione segreta di Re Thrór, l’esiliato, per riconquistare il Regno che oggi Voi governate. Di questa impresa oggi rimane un unico testimone vivente, seppur indiretto, il sottoscritto. L’intera vicenda mi fu narrata da Balin, figlio di Fundin, in una notte dell’estate del 2941 della Terza Era (TE) alla fine di un’impresa ben più nota e dall’esito felice, la riconquista di Erebor. Non so cosa portò Balin il Saggio a raccontare a me tale vicenda, ma ebbri di erbapipa e birra condividemmo quella notte molte storie e ricordi.

La storia inizia nel 2785 TE, con cinque nani e un desiderio assillante, un’ossessione, che Re Thrór coltivò da quel lontano giorno in cui dovette fuggire dalla Montagna. Nelle notti insonni tormentate dalla paura della miseria, il ricordo degli antichi fasti della casa di Durin – ma forse anche l’influenza di una forza più oscura, un anello al dito del fu Re sotto la Montagna – assillava la mente stanca di Thrór. Non pensava che alla Montagna, Re Thrór, gli occhi velati da uno strano grigiore, a stento mangiava, raramente rispondeva a chi gli parlasse, passava le giornate come proteso verso un orizzonte che lui solo riusciva a scorgere. La Montagna, il suo Regno, era diventata l’unico, dominante pensiero della sua mente. Erano allora passati quindici anni dalla caduta di Erebor per mano di Smaug il Terribile, ma Thrór, dalla Montagna, non se n’era mai andato. E del resto come biasimarlo? Quale Khazâd non tiene alla sua dimora e al benessere della sua gente? Fu dunque allora, quindici anni dalla caduta di Erebor, nell’anno 2785 della Terza Era, che in una fresca mattina di primavera Thrór sembrò risvegliarsi da quello strano torpore, e pronunciò quattro nomi, gli unici che avrebbero saputo che cosa aveva visto all’orizzonte. Il primo era quello di suo figlio, Thráin, sussurrato come dal profondo di un abisso; il saggio Balin fu nominato per secondo, e poi Nár, figlio di Narvi, l’ultimo capitano della sua guardia, e infine, ultimo, ma non meno caro, il Vostro bisnonno Grór, proprio allora in visita sui Monti Azzurri. Il Decano della stirpe di Durin aveva deciso di reclamare il suo Regno. La volontà di Thrór non giungeva inaspettata alle orecchie di questa nobile cerchia, e non sembrò nemmeno il delirio di un vecchio che aveva perduto il senno. Proprio allora, infatti, quell’impresa pareva possibile. Dain I, il Vostro trisnonno, padre di Thrór e Grór e del compianto Frór, aveva lasciato scritte pagine preziosissime su come sterminare la schiatta di Glaurung, condensando le conoscenze che il suo popolo aveva accumulato durante la sanguinosa guerra tra i Nani e i Draghi sui Monti Grigi. Dalle fucine nel profondo delle montagne, poi, giungevano voci di nuove tecnologie sviluppate con l’ingegno tipico dei figli di Aulë, frutto del lavoro dei lungobarbi dei Colli Ferrosi: con esse, i complessi espedienti descritti nelle pagine degli Avi tutto a un tratto sembravano rivelare il loro senso e inverare le speranze del decano del casato di Durin.
Ma c’era qualcos’altro che aveva acceso la speranza del vecchio Re – o aggravato la sua ossessione, come qualcuno sussurrò. L’anno precedente, durante una missione di esplorazione tra le fortezze abbandonate del lontano Ovest, un giovane ranger del popolo di Thrór, inseguendo tra i boschi un cinghiale bianco che rivaleggiava in grandezza con il Grande Cinghiale di Everholt, aveva ritrovato, nell’incavo di un vecchio tronco abbattuto, un misterioso artefatto. Era un elmo, di fattura nanica, la magnificenza non oscurata dai segni del tempo e di mille passate battaglie. E anche agli occhi semplici del giovane ranger, più usi a riconoscere le tracce della Natura e dei suoi abitanti che non le raffinate preziosità prodotte dalle ricche fornaci degli antenati, non poté sfuggire di che elmo si trattava: era l’elmo-Drago del Dor-lómin, perduto dopo la caduta del Nargothrond. Venuto a conoscenza del ritrovamento, Thrór lo aveva letto come un auspicio, un presagio che il suo desiderio di tornare Re sotto la Montagna era pronto ad essere esaudito: Aulë aveva accolto le preghiere dei suoi figli con il rinvenimento di uno dei più potenti artefatti mai creati nella Terra di Mezzo. Nella mente di Thrór, tutto prendeva forma, e pareva essersi allineato per scrivere l’ultima pagina di Smaug il Terribile. Non so, Sire, se si trattasse dei primi segni della pazzia del Vostro pro-prozio, ma fu proprio allora che Thrór decise di emulare le gesta del leggendario Re Azaghâl dei Vastifasci. Ma il suo desiderio, come ho detto, non sembrò folle anche ai saggi consiglieri che aveva nominato. Solamente Balin Fundinul, si diceva, nutriva qualche dubbio nel suo cuore, ma ben presto anch’egli cedette a quel sogno, lui stesso me lo confidò in quella notte d’estate del 2941 TE.

Dunque, convinto che il Fato, finalmente generoso, gli avesse concesso l’occasione che tanto aspettava, Thrór radunò i superstiti della sua guardia reale agli ordini di Nár, affidò la guida del suo popolo a Thráin e con Balin e il piccolo contingente di veterani partì col favore delle tenebre dai Monti Azzurri, portando con sé gli ultimi grandi tesori della sua casata – l’anello e l’elmo-drago – alla volta dei Colli Ferrosi, dove regnava suo fratello minore, Grór.
Nessun membro estraneo alla spedizione sapeva che cosa il Re esiliato volesse fare. Lo stesso Thorin Scudo di Quercia credette che la spedizione fosse per un qualche commercio del vecchio re decaduto (importare armi di buona fattura nel Duneland dai Colli Ferrosi appariva un affare lucrativo che legittimava un viaggio dello stesso Thrór e non solo di Balin) o per accompagnare il fratello a casa e rivedere i Colli Ferrosi. Nessuno, dunque, immaginò che il tragico destino di Re Thrór si sarebbe deciso in quel viaggio. In poche settimane Thrór giunse ai Colli Ferrosi, allora il più potente dei Regni nanici della stirpe di Durin. Come ad Erebor, anche ai Colli Ferrosi, la segretezza era completa, e i giovani membri della casata – persino il nipote prediletto di Grór, Dain Piediferro, Vostro padre – furono tenuti all’oscuro. Il Vostro bisnonno, mi confidò Balin, temeva che Vostro padre non avrebbe ascoltato ragione di fronte all’esclusione dalla missione, e sia io che Voi possiamo convenire che questo timore fosse tutt’altro che infondato.

Negli anfratti dei Colli Ferrosi, dunque, i preparativi infuriarono. Mentre Thrór riforgiava personalmente l’elmo-drago trovato nelle brughiere dell’Ovest, Grór e Nár reclutarono alcuni veterani della guerra dei draghi per unirsi alla causa del Re del popolo di Durin. Fra quei veterani si contavano i carristi di Frór, i superstiti della guardia personale del principe nanico caduto per mano dei Lókë. Erano i guerrieri sopravvissuti all’assalto alle aule di Dáin I, nani dagli sguardi spenti e votati alla morte e alla vendetta, che invano tentavano di affogare i loro ripianti sul fondo di imponenti boccali di birra. Ma le speranze di Grór e Nár non risiedevano solamente nei carri da guerra. Una nuova arma, costruita dai migliori genieri del popolo nanico, era pronta ad accompagnare la missione, e benedirla con i buoni auspici del suo stesso nome: l’Ammazzadraghi. Era una ballista di enormi dimensioni, che solo le più recenti tecnologie naniche avevano permesso di assemblare, da posizionare alle pendici di Erebor in attesa di trafiggere Smaug, il terrore del nord. Esperti serventi provenienti dal caduto regno di Erebor, bramosi di vendicare i congiunti morti nella disfatta della Montagna, si riunirono al loro passato sovrano per manovrare la macchina. Alla spedizione furono anche aggregati balestrieri, fanti con pesanti scudi e veloci cavalca-capre, fondamentali per attirare Smaug il Terribile dove le balliste potessero colpirlo agevolmente.

Il contingente fu dunque formato e alloggiato nei quartieri occidentali dell’ingresso Ovest dei Colli Ferrosi, in completa segretezza e isolato dal resto del Regno. La spedizione era piccola, ma agguerrita. Quando Thrór la raggiunse con la sua guardia aveva con sé delle livree rosso cremisi con il simbolo del cinghiale, e con esse il piccolo contingente fu vestito. Il simbolo reale di Durin e quello di Erebor lasciarono il posto ad un emblema altrettanto caro ai figli di Aulë: il cinghiale, simbolo di forza e risolutezza. Come un cinghiale aveva portato al ritrovamento dell’elmo-drago, così un cinghiale avrebbe condotto Re Thrór alla riconquista del suo Regno. Ma, soprattutto, quando il fu Re sotto la Montagna giunse ai quartieri occidentali indossava un poderoso elmo smaltato in nero, con finiture dorate: l’ultimo Elmo-drago della Terra di Mezzo. Il suo nome in nanico venne pronunciato una sola volta da Thrór, ma tanto bastò per far capire alle schiere del Re reietto il livore e la sete di vendetta del decano della stirpe di Durin. Quella stessa notte, col favore della luna piena, la spedizione di Thrór e Nár partì.

Qui il mio racconto inevitabilmente si fa meno preciso, Sire, perché ciò che segue è basato unicamente su quello che Nár, di ritorno dall’impresa, raccontò a Balin e Grór. I soli Thrór e Nár sopravvissero alla furia di Smaug il Terribile, e Nár fu l’unico a voler mai parlare di cos’era accaduto. Quello che successe nella vallata sotto Erebor agli albori dell’autunno dell’anno 2785 TE mi fu raccontato da Balin in quella notte di estate, dopo che Vostro padre fu incoronato Re sotto la Montagna. E all’epoca solamente Balin Fundinul conosceva quella storia: Grór, Thrór, Nár, Thráin e lo stesso Smaug non potevano più riferirne. Eppure, mi rammarico di non aver avuto il coraggio, o forse solamente la prontezza, di chiedere a Smaug di quegli intrusi a cui accennò la notte in cui ebbi la molto particolare fortuna di conversare con lui, in mezzo al suo immenso tesoro. Ma sto parlando di me e non dell’impresa che vi stavo raccontando, e così spreco il Vostro tempo con le divagazioni e i rimpianti di un vecchio hobbit. Perdonatemi, giovane Re, ma gli anni si fanno sentire e la mia mente è stanca. Quello che posso fare però è trascrivere una vecchia nota che presi per il mio libro, in cui mi appuntai precisamente le parole di Nár a Grór e Balin, che quest’ultimo mi riferì:



“Fuoco e fiamme, artigli come lance e scaglie come scudi…su questa furia ci siamo infranti. Il Re resisteva in mezzo alle fiamme, protetto dall’elmo, menando fendenti…uno a uno la Guardia fu annientata, compresi due miei parenti…bruciarono vivi, come i seguaci di Frór e gli altri guerrieri… Abbiamo fallito, Sire Grór…mi parlò nella testa, Balin…Smaug mi parlò e mi disse cose che non ho il coraggio di ripetere...mi spezzò nello spirito…portai via il Re…tutto era perduto”




Da ciò che Nár riferì a Balin, sulla strada del ritorno per i Colli Ferrosi, in un impeto di furia, Thrór gettò l’elmo drago nel Celduin. Tenne però l’anello. La mente del Re era compromessa. Il prezzo dell’impresa fu infatti altissimo, ben oltre le perdite inflitte dal drago. Nár perse tutto il suo coraggio, Thrór tutto il suo senno. Piegato nello spirito e invecchiato di anni, Thrór fu così ricondotto sui Monti Azzurri da Balin e Nár, che da allora si consacrò a servire il suo Re, come umile servitore, non potendo più comandare alcuno, spezzato nella tempra e nello spirito. Fu pochi anni dopo questa vicenda che Thrór, soffocato dalla paura della povertà, si decise a cercare un nuovo Regno per la sua gente, non nutrendo più alcuna fiducia nella possibilità di riconquistare Erebor. Il suo triste sguardo si posò allora su Khazad-dûm, il più glorioso dei regni nanici del passato. Quello che successe dopo, è più noto. La follia di Thrór si spinse dove il coraggio di Nár non poteva arrivare. Un’altra terribile guerra ne nacque.

Avrei voluto scrivere questa storia come premessa all’impresa di Vostro cugino di secondo grado Thorin, ma il tempo mi fece ricredere: non avevo il diritto di divulgare l’ultima impresa di Re Thrór. Vi scrivo questa cronaca, mio signore Thorin III Elminpietra, figlio del mio buon amico Dain Piediferro, per far decidere a Voi se divulgare la triste e gloriosa storia dell’ultima impresa di Re Thrór. Sono oggi, venuto a sapere da mio nipote Frodo della triste fine di Balin Uzbad Khazad-dûmu, l’unico testimone di questa vicenda, e per questo, Sire, Vi scrivo questa lettera.

Spero, ma ne sono certo, che questa storia, mio signore Thorin III Elminpietra, troverà presso di Voi un ascoltatore attento. Fallire non significa, invero, non essere degni di essere ricordati per la grandezza delle proprie imprese. Ma che decidiate di preservare questo racconto negli annali del Vostro popolo o lasciare che sia dimenticato in un pietoso oblio, fate sì che esso Vi guidi nei Vostri futuri destini.


Vostro,

Bilbo Baggins,

Gran Burrone,

20 settembre 3020 TE.

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“I do not love the bright sword for its sharpness, nor the arrow for its swiftness, nor the warrior for his glory. I love only that which they defend.”
Last edit: 30 Sep 2021 09:49 by MoMaR. Reason: Inserite immagini!

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  • Samildanach
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30 Sep 2021 08:24 #135801 by Samildanach
Chapeau!

When the Elves passed westward, Tom was here already, before the seas were bent. He knew the dark under the stars when it was fearless – before the Dark Lord came from Outside.

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30 Sep 2021 09:53 #135802 by MoMaR
Sono riuscito, grazie al mitico @AlleTG, a caricare le foto. Un giorno comprerò un cellulare con una fotocamera decente, "ma non è questo il giorno".
Purtroppo si perdono i particolari, i servienti con i libri o le pale, l'elmo drago di Thror e i mantelli della Guardia ma..."possiamo soltanto decidere cosa fare con il [telefono] che ci viene concesso. Ci sono altre forze che agiscono in questo mondo, Frodo, a parte la volontà del Male"

“I do not love the bright sword for its sharpness, nor the arrow for its swiftness, nor the warrior for his glory. I love only that which they defend.”

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30 Sep 2021 14:01 #135805 by Glaurung
Complimenti davvero, sia per la voglia di fare il tutto (dipingere, creare una plancia per l’esercito, scrivere un Bg), sia per averlo pubblicato qui.
Grazie per averlo condiviso con noi, è sempre bello vedere eserciti che trasudano di passione per l’ambientazione e il modellismo.

Discepolo di Balin, Grande Profeta di ogni Sventura
Fedele giocatore degli Esterling Impuri
"Don't feed the troll, unless you are a goblin"

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  • ALBIONE
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01 Oct 2021 21:02 #135813 by ALBIONE
Premio assai meritato!

POTERE HOBBIT!

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15 Oct 2021 18:51 #135899 by MoMaR
Grazie mille a tutti! :)

“I do not love the bright sword for its sharpness, nor the arrow for its swiftness, nor the warrior for his glory. I love only that which they defend.”

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