×
This image is hidden for guests.
This image is hidden for guests.
Please log in or register to see it.
2° contest racconti - Boromir, figlio di Finduilas
- Dikey
- Topic Author
- Offline
- Junior Member
Less
More
- Posts: 167
26 Aug 2017 13:28 #118845
by Dikey
2° contest racconti - Boromir, figlio di Finduilas was created by Dikey
ci provo anche io, perché no.
ho deciso di dare un taglio diverso alla storia di Boromir, dando motivazioni diverse al suo atteggiamento che non si limitino al semplice orgoglio. Questo stile è assolutamente nuovo per me, ho cercato di fare qualcosa che potesse non sembrare fuori posto in un'appendice del Signore degli Anelli, senza concentrarmi su battaglie in quanto tali aut similia.
Warning: Spoiler!
Finduilas, figlia di Aldrahil di Dol Amroth, era la moglie di Denethor II, sovrintendente regnante di Gondor. Il loro matrimonio fu un felice connubio di opportunità e amore perché con esso Minas Tirith rafforzò i propri rapporti con il feudo di Belfalas, di cui Dol Amroth era la capitale. Ma nonostante Finduilas amasse e fosse amata da Denethor, la sua non fu una vita felice.
Era infatti cresciuta nella grande città che si affaccia sulla baia di Belfalas e da lì poteva vedere il mare e sentirne il respiro sulla pelle quando soffiava il vento. Azzurro era il mare, azzurro era il cielo e azzurri erano gli stendardi e i cavalieri della città. Findulais amava il mare e amava il vento.
Ma non aveva mai sentito sulla sua pelle il Vento dell'Est.
Visse nella sua città finché le nozze non furono officiate e fu allora che si trasferì nella Città Bianca, per vivere al fianco del marito. Credeva che scambiare l'azzurro per il bianco fosse un piccolo sacrificio. Mai avrebbe pensato di scambiare l'azzurro con il nero.
La prima cosa che la colpì di Minas Tirith fu quanto vuota fosse la città. Certo, la città era la capitale del più grande regno degli uomini dopo la caduta di Numenor e i suoi possenti bastioni avrebbero retto ogni assalto e il cancello mai avrebbe ceduto ai colpi dei nemici. Ma la città non era più una città viva e la grandezza enfatizzava soltanto il vuoto.
Nei primi tempi aveva preso l'abitudine di passeggiare per la città scoprendo innumerevoli abitazioni abbandonate, giardini ormai secchi e alberi che incombevano su di lei come scheletri. Interrogò il marito al riguardo, chiedendogli se potesse fare qualcosa perché la città potesse di nuovo vivere.
Denethor aveva un sorriso triste quando, dopo un lungo silenzio, le rispose
“Mia signora, se potessi esaudire questo tuo desiderio lo farei. Se ne avessi il potere riempirei questa città di alberi, di giardini e di arte. Ma questi sono tempi oscuri e il Nemico da lungo sopito si è risvegliato. Quel poco potere che ho lo uso affinché la vita dei nostri soldati sia felice o almeno meno miserabile: devo essere pronto a ordinare loro di combattere e morire per la città in qualsiasi momento e il minimo che posso fare è prendermene cura.”
“Forse gli elfi potranno aiutarci...”
“Le antiche alleanze non esistono più. Solo Rohan risponde ancora all'appello quando li chiamiamo e sempre meno cavalieri vengono inviati in nostro soccorso. Gli elfi non amano gli uomini e non amano la pietra bianca di questa città e quando non sono indifferenti tessono trame con stregoni e miserabili erranti del nord!”
Findulais non capì mai queste parole e mai ne chiese il significato.
Boromir era il figlio primogenito, chiamato come l'undicesimo sovrintendente, uomo di grande valore temuto dallo stesso Re degli Stregoni. Quando avevano scelto questo nome, i genitori non sapevano che peso sarebbe stato per il figlio.
Dal primo momento in cui fu capace di ragionare Boromir decise che avrebbe fatto onore al proprio nome. Studiava di battaglie e suo padre lo accompagnava nella lettura, aiutandolo a capire quelle parole troppo complicate per un bambino della sua età. Finduilas poteva vedere l'orgoglio sul volto di Denethor ogni volta che Boromir, atterrato dal maestro d'armi, si rialzava e riprendeva la spada; Denethor rise a lungo quando Boromir, disarmato, decise di avventarsi con i denti e con le unghie contro il maestro e negli anni a venire il ricordo di quest'azione riusciva ancora a farlo sorridere. Il secondogenito, di cinque anni più giovane, era d'indole gentile e assomigliava al padre molto più di Boromir; eppure Denethor non spendeva tempo con lui.
Così, quando Boromir studiava o si allenava, era lei a occuparsi di Faramir e gli narrava di storie di elfi, di amore, delle stelle del cielo. Fu poco dopo la nascita di Faramir che la sua salute iniziò a peggiorare visibilmente e forse Denethor, in cuor suo, incolpava di questo Faramir stesso pur senza ammetterlo mai, nemmeno a sé stesso, perché un infante non ha alcuna colpa.
Ma la verità è che le mancava il mare e che lei non era abbastanza forte da affrontare il vento dell'est. Lontano, ma mai troppo lontano, si ergeva il monte Fato che emanava i suoi fumi maledetti. Spostando appena lo sguardo, ecco Osgiliath. Un tempo gioiello di Gondor, oggi rovine decadenti. Per quanto sforzasse la vista e per quanto cercasse, da nessuna parte Findulais poteva vedere il mare.
Con il passare degli anni, il Vento dell'Est diventò per lei un peso. Sapeva che un giorno non troppo lontano i suoi figli avrebbero preso le armi e sarebbero andati a combattere in una guerra infinita e il Vento crudele glielo ricordava ogni giorno. Non è chiaro se fosse il caso o se ci fosse dietro un malefica volontà, ma ogni volta che Finduilas si affacciava quel vento le soffiava in faccia. A volte freddo, a volte caldo, e sempre tremendi pensieri le riempivano la testa.
Vedeva la città bruciare, vedeva il cancello andare in pezzi, l'albero bianco ridursi in cenere. Smise di uscire e poi pretese una stanza le cui finestre non fossero rivolte verso est.
Solo Boromir sembrava capire quale fosse la causa. Non era nostalgia, non era malinconia. Era l'infido e malvagio Nemico.
Quando sua madre era ormai costretta a letto, Boromir raddoppiò i suoi sforzi, dando prova di una tenacia sconosciuta anche agli adulti che lo circondavano e che rimanevano stupiti. Ma Finduilas morì quando lui aveva ancora dieci anni.
Boromir si disse che ciò che era avvenuto perché non c'era nessuno a Gondor il cui nome incutesse paura nel Nemico. Decise che sarebbe diventato così grande e potente da incutere terrore allo stesso Signore Oscuro.
Non credeva che questa fosse un'impresa superiore alle sue forze. Lui era un Numenoreano. E non fu forse Isildur ad abbattere Sauron e non un signore degli Elfi?
Boromir crebbe forte e abile. Già a sedici anni nessuno ebbe da ridire quando Denethor gli affidò il comando di una compagnia. Aveva però la tendenza a gettarsi nel folto della mischia, cercava il punto più pericoloso di uno scontro e lì si gettava. Dava la caccia al nemico che si ritirava ed era implacabile. E gli uomini che lo seguivano erano stupiti e meravigliati e presto narravano delle sue prodezze. Ma questo non era ancora sufficiente e Boromir cercava sempre di superarsi.
Dove arrivava Boromir gli animi si rafforzavano e quando suonava il corno i nemici arretravano mentre gli uomini di Gondor combattevano ancora più durante. Non c'era soldato o campione in grado di resistergli sul campo di battaglia. Anni passati a studiare battaglie e strategie dell'antichità lo avevano reso un grande capitano e i veterani venivano a chiedere consiglio prima di intraprendere azioni sul campo.
Eppure, la disperazione cresceva dentro di lui ogni giorno di più. Presto si rese conto che per quanti orchi abbattesse con la lancia o con la spada altri ne prendevano il posto. Che nonostante avesse mandato i nemici in rotta più volte questi continuavano a tornare più numerosi di prima.
Sapeva che se avesse ucciso cento orchi per soldato di Gondor morto, sul lungo andare questa sarebbe stata una vittoria per gli orchi. Il suo nome era conosciuto e rispettato in tutti i regni degli uomini, ma questo non sembrava fare alcuna differenza per il Nemico. Questo comandava Legioni su Legioni di orchi, crudeli Easterling e infami Haradrim, aveva passati secoli a rafforzarsi mentre logorava lentamente Gondor.
Nella notte, Boromir malediceva il destino che l'aveva costretto a nascere in quell'epoca infelice. Se solo fosse nato quando Gondor era ancora forte avrebbe spazzato via il nemico. Non avrebbe mai aspettato, non avrebbe esitato. Ma oggi Gondor era troppo debole e Boromir si sentiva un arto sano in un corpo malato.
Non cercò moglie nonostante i consigli del padre. La gente diceva che ciò fosse dovuto al suo amore per la spada e la guerra, ma la verità è che Boromir aveva visto il Vento dell'Est all'opera e non voleva che altre donne seguissero il fato di sua madre. Si diceva che questa era la scelta giusta, che nessuna donna nata lontano dall'Ombra fosse abbastanza forte da affrontarla.
Ma lui lo era. Lui sarebbe stato Boromir II e sarebbe stato ricordato come colui che avrebbe messo fine all'oscurità e sotto il suo regno nessun altro avrebbe più temuto il regno dell'Est. La sua volontà era forte quanto il suo braccio.
Aveva solo bisogno di qualcosa per riequilibrare la guerra. Gondor aveva bisogno di un'arma.
E quando l'avrebbe avuta, sarebbe stata la fine per Sauron.
Boromir avrebbe creato una città in cui nessuna donna avrebbe rimpianto il mare o le pianure della sua terra natia.
Era infatti cresciuta nella grande città che si affaccia sulla baia di Belfalas e da lì poteva vedere il mare e sentirne il respiro sulla pelle quando soffiava il vento. Azzurro era il mare, azzurro era il cielo e azzurri erano gli stendardi e i cavalieri della città. Findulais amava il mare e amava il vento.
Ma non aveva mai sentito sulla sua pelle il Vento dell'Est.
Visse nella sua città finché le nozze non furono officiate e fu allora che si trasferì nella Città Bianca, per vivere al fianco del marito. Credeva che scambiare l'azzurro per il bianco fosse un piccolo sacrificio. Mai avrebbe pensato di scambiare l'azzurro con il nero.
La prima cosa che la colpì di Minas Tirith fu quanto vuota fosse la città. Certo, la città era la capitale del più grande regno degli uomini dopo la caduta di Numenor e i suoi possenti bastioni avrebbero retto ogni assalto e il cancello mai avrebbe ceduto ai colpi dei nemici. Ma la città non era più una città viva e la grandezza enfatizzava soltanto il vuoto.
Nei primi tempi aveva preso l'abitudine di passeggiare per la città scoprendo innumerevoli abitazioni abbandonate, giardini ormai secchi e alberi che incombevano su di lei come scheletri. Interrogò il marito al riguardo, chiedendogli se potesse fare qualcosa perché la città potesse di nuovo vivere.
Denethor aveva un sorriso triste quando, dopo un lungo silenzio, le rispose
“Mia signora, se potessi esaudire questo tuo desiderio lo farei. Se ne avessi il potere riempirei questa città di alberi, di giardini e di arte. Ma questi sono tempi oscuri e il Nemico da lungo sopito si è risvegliato. Quel poco potere che ho lo uso affinché la vita dei nostri soldati sia felice o almeno meno miserabile: devo essere pronto a ordinare loro di combattere e morire per la città in qualsiasi momento e il minimo che posso fare è prendermene cura.”
“Forse gli elfi potranno aiutarci...”
“Le antiche alleanze non esistono più. Solo Rohan risponde ancora all'appello quando li chiamiamo e sempre meno cavalieri vengono inviati in nostro soccorso. Gli elfi non amano gli uomini e non amano la pietra bianca di questa città e quando non sono indifferenti tessono trame con stregoni e miserabili erranti del nord!”
Findulais non capì mai queste parole e mai ne chiese il significato.
Boromir era il figlio primogenito, chiamato come l'undicesimo sovrintendente, uomo di grande valore temuto dallo stesso Re degli Stregoni. Quando avevano scelto questo nome, i genitori non sapevano che peso sarebbe stato per il figlio.
Dal primo momento in cui fu capace di ragionare Boromir decise che avrebbe fatto onore al proprio nome. Studiava di battaglie e suo padre lo accompagnava nella lettura, aiutandolo a capire quelle parole troppo complicate per un bambino della sua età. Finduilas poteva vedere l'orgoglio sul volto di Denethor ogni volta che Boromir, atterrato dal maestro d'armi, si rialzava e riprendeva la spada; Denethor rise a lungo quando Boromir, disarmato, decise di avventarsi con i denti e con le unghie contro il maestro e negli anni a venire il ricordo di quest'azione riusciva ancora a farlo sorridere. Il secondogenito, di cinque anni più giovane, era d'indole gentile e assomigliava al padre molto più di Boromir; eppure Denethor non spendeva tempo con lui.
Così, quando Boromir studiava o si allenava, era lei a occuparsi di Faramir e gli narrava di storie di elfi, di amore, delle stelle del cielo. Fu poco dopo la nascita di Faramir che la sua salute iniziò a peggiorare visibilmente e forse Denethor, in cuor suo, incolpava di questo Faramir stesso pur senza ammetterlo mai, nemmeno a sé stesso, perché un infante non ha alcuna colpa.
Ma la verità è che le mancava il mare e che lei non era abbastanza forte da affrontare il vento dell'est. Lontano, ma mai troppo lontano, si ergeva il monte Fato che emanava i suoi fumi maledetti. Spostando appena lo sguardo, ecco Osgiliath. Un tempo gioiello di Gondor, oggi rovine decadenti. Per quanto sforzasse la vista e per quanto cercasse, da nessuna parte Findulais poteva vedere il mare.
Con il passare degli anni, il Vento dell'Est diventò per lei un peso. Sapeva che un giorno non troppo lontano i suoi figli avrebbero preso le armi e sarebbero andati a combattere in una guerra infinita e il Vento crudele glielo ricordava ogni giorno. Non è chiaro se fosse il caso o se ci fosse dietro un malefica volontà, ma ogni volta che Finduilas si affacciava quel vento le soffiava in faccia. A volte freddo, a volte caldo, e sempre tremendi pensieri le riempivano la testa.
Vedeva la città bruciare, vedeva il cancello andare in pezzi, l'albero bianco ridursi in cenere. Smise di uscire e poi pretese una stanza le cui finestre non fossero rivolte verso est.
Solo Boromir sembrava capire quale fosse la causa. Non era nostalgia, non era malinconia. Era l'infido e malvagio Nemico.
Quando sua madre era ormai costretta a letto, Boromir raddoppiò i suoi sforzi, dando prova di una tenacia sconosciuta anche agli adulti che lo circondavano e che rimanevano stupiti. Ma Finduilas morì quando lui aveva ancora dieci anni.
Boromir si disse che ciò che era avvenuto perché non c'era nessuno a Gondor il cui nome incutesse paura nel Nemico. Decise che sarebbe diventato così grande e potente da incutere terrore allo stesso Signore Oscuro.
Non credeva che questa fosse un'impresa superiore alle sue forze. Lui era un Numenoreano. E non fu forse Isildur ad abbattere Sauron e non un signore degli Elfi?
Boromir crebbe forte e abile. Già a sedici anni nessuno ebbe da ridire quando Denethor gli affidò il comando di una compagnia. Aveva però la tendenza a gettarsi nel folto della mischia, cercava il punto più pericoloso di uno scontro e lì si gettava. Dava la caccia al nemico che si ritirava ed era implacabile. E gli uomini che lo seguivano erano stupiti e meravigliati e presto narravano delle sue prodezze. Ma questo non era ancora sufficiente e Boromir cercava sempre di superarsi.
Dove arrivava Boromir gli animi si rafforzavano e quando suonava il corno i nemici arretravano mentre gli uomini di Gondor combattevano ancora più durante. Non c'era soldato o campione in grado di resistergli sul campo di battaglia. Anni passati a studiare battaglie e strategie dell'antichità lo avevano reso un grande capitano e i veterani venivano a chiedere consiglio prima di intraprendere azioni sul campo.
Eppure, la disperazione cresceva dentro di lui ogni giorno di più. Presto si rese conto che per quanti orchi abbattesse con la lancia o con la spada altri ne prendevano il posto. Che nonostante avesse mandato i nemici in rotta più volte questi continuavano a tornare più numerosi di prima.
Sapeva che se avesse ucciso cento orchi per soldato di Gondor morto, sul lungo andare questa sarebbe stata una vittoria per gli orchi. Il suo nome era conosciuto e rispettato in tutti i regni degli uomini, ma questo non sembrava fare alcuna differenza per il Nemico. Questo comandava Legioni su Legioni di orchi, crudeli Easterling e infami Haradrim, aveva passati secoli a rafforzarsi mentre logorava lentamente Gondor.
Nella notte, Boromir malediceva il destino che l'aveva costretto a nascere in quell'epoca infelice. Se solo fosse nato quando Gondor era ancora forte avrebbe spazzato via il nemico. Non avrebbe mai aspettato, non avrebbe esitato. Ma oggi Gondor era troppo debole e Boromir si sentiva un arto sano in un corpo malato.
Non cercò moglie nonostante i consigli del padre. La gente diceva che ciò fosse dovuto al suo amore per la spada e la guerra, ma la verità è che Boromir aveva visto il Vento dell'Est all'opera e non voleva che altre donne seguissero il fato di sua madre. Si diceva che questa era la scelta giusta, che nessuna donna nata lontano dall'Ombra fosse abbastanza forte da affrontarla.
Ma lui lo era. Lui sarebbe stato Boromir II e sarebbe stato ricordato come colui che avrebbe messo fine all'oscurità e sotto il suo regno nessun altro avrebbe più temuto il regno dell'Est. La sua volontà era forte quanto il suo braccio.
Aveva solo bisogno di qualcosa per riequilibrare la guerra. Gondor aveva bisogno di un'arma.
E quando l'avrebbe avuta, sarebbe stata la fine per Sauron.
Boromir avrebbe creato una città in cui nessuna donna avrebbe rimpianto il mare o le pianure della sua terra natia.
ho deciso di dare un taglio diverso alla storia di Boromir, dando motivazioni diverse al suo atteggiamento che non si limitino al semplice orgoglio. Questo stile è assolutamente nuovo per me, ho cercato di fare qualcosa che potesse non sembrare fuori posto in un'appendice del Signore degli Anelli, senza concentrarmi su battaglie in quanto tali aut similia.
Please Log in or Create an account to join the conversation.
- Shagrat
- Offline
- Generale del Male
- TerroNe dei 7 mari
13 Sep 2017 17:18 #119136
by Shagrat
Replied by Shagrat on topic 2° contest racconti - Boromir, figlio di Finduilas
Solitamente non adoro leggere i BG ma ero curioso di vedere cosa eri riuscito a realizzare e ne sono davvero compiaciuto
Warning: Spoiler!
vecchio deffe wrote: Causa risorse informatiche del mesozoico faccio l'ambasciatore di Terry. Gli servirebbe una Galadriel, Lady of Light. In casi estremi potrei prestargliela io ma dovrei ancora dipingerla ergo mi appello al vostro buon cuore da modellisti: fate si che non venga commesso un crimine, non lasciate che la regina degli elfi venga fatta sembrare una succinta signorina da tangenziale dalle mie incapacità artistiche.
Please Log in or Create an account to join the conversation.