Un Nerd al fosso di Helm

Non mi sono potuto dilungare troppo per mancanza di tempo, spero apprezziate.

UN NERD AL FOSSO DI HELM

“Un fiume nero, saranno almeno diecimila” disse Aragorn al re dopo essersi finalmente medicato le ferite riportate nella caduta giù dal dirupo.
“Ehi, un momento” s’inserì nella conversione un saputello impenitente con un grosso tomo in mano, aperto circa a metà: “tu non li hai ancora visti, non siete stati assaliti dai cavalcawarg, hai cavalcato sempre a fianco del re”.
D’un tratto Aragorn si sentì rinvigorito e un paio di dozzine di uomini fecero incredibilmente la loro comparsa al Fosso di Helm, ma siccome si stavano tutti preparando per la battaglia nessuno ci fece caso.

Prima che il sole fosse tramontato del tutto si udì il suono di un corno in direzione del cancello del portone principale.
“Questo non è il corno degli orchi” precisò subito Legolas.
“Aprite i cancelli” L’ordine si propagò e una schiera di elfi dei boschi splendidamente armati fece il suo ingresso tra gli occhi sbalorditi dei Rohirrim.
“Haldir” esclamò correndo giù dalle scale Aragorn: “sei più che benvenuto”.
L’elfo si girò verso l’uomo e aprì la bocca per rispondere, ma non fece in tempo: qualcun altro espresse il suo disappunto.
“Non ricominciamo con le aggiunte inesistenti: gli elfi di Lorien non si sono mai allontanati dal loro Reame, figurati poi per venire in aiuto di quattro bifolchi di cui a mala pena conoscono l’esistenza”.
E così, senza dare ascolto alle minacce di un grosso tizio seduto su una sedia pieghevole con un megafono in mano, le comparse vestite da elfi fecero dietro-front e uscirono velocemente dal set.
Aragorn, pur non avendo capito nulla, ma resosi conto che gli elfi non gli avrebbero aiutati per colpa di quel saputello, sguainò la spada e si gettò contro quel latore di disgrazie.
Appena vista la spada, però, lo stesso saccente personaggio osservò di nuovo, per nulla impaurito: “Ma quella non è Anduril”. Mentre Aragorn si fermava a rimirare la bellezza della spada che gli si era trasformata mentre la brandiva, il misterioso occhialuto si dileguò insieme al suo libro.

“Il nemico è qui” non ci fu modo di riprendersi dal precedente accaduto: dalla Diga arrivarono al galoppo gli uomini della retroguardia. Tutti, dunque, si misero in posizione per l’assedio imminente, la pioggia scrosciante non impedì ai due eserciti di darsi battaglia. Solo il misterioso personaggio, che nessuno aveva invitato, si nascose per paura di bagnarsi.

Avremmo diverse versioni della stessa battaglia da raccontarvi, ma non staremo qui a disquisire su quale sia la migliore.

All’alba però lo strano intruso si svegliò e uscì sulle mura del Trombatorrione per vedere cosa stava succedendo. Lo accolsero urla e clangore di armi, fortunatamente per lui a debita distanza. Si stropicciò gli occhi e li alzò insieme a tutti i Rohirrim che salutavano con gioia l’arrivo del Bianco Cavaliere, di Eomer e dei suoi cavalieri.

“Uff, è Erkenbrand, non Eomer e i suoi uomini sono a piedi” disse sbadigliando.
Nello stesso istante Eomer si trovò improvvisamente nel mezzo della mischia assieme agli uomini del re e per poco non fu falciato da Anduril, che Aragorn sciabolava tutto contento a destra e a manca; i soldati dell’Ovestfalda, invece, caddero tutti da cavallo imprecando come maledetti.
Prima che quel rompiscatole pregiudicasse ulteriormente il risultato della pugna ancora in bilico, Gandalf lanciò una folata magica sul malcapitato che cadde e svenne. Tutti tirarono un sospiro di sollievo prima di riprendere i combattimenti.

Nessuno si sognò di far notare a Gandalf che non aveva rispettato i 12” i gittata previsti dal regolamento.

Molto originale e scorrevole, complimenti

Gran bel racconto ! suggestivo e divertente