Spettri di guerra

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SPETTRI DI GUERRA

Lungo i confini meridionali della Terra Nera, incassato tra le aspre e sterili creste dell’Ephel Duath, esiste un pericoloso sentiero che dalla valle di Morgul, all’ombra della città dannata, si inerpica ripido per centinaia di piedi, in un susseguirsi interminabile di scale consumate e tunnel oscuri, fino a raggiungere il tetro valico di Cirith Ungol. A guardia del passo si erge una cupa fortezza, costruita dagli uomini di Gondor centinaia di anni addietro, durante l’epoca della loro massima gloria, per vigilare sul paese del Nemico. Ma la gloria di Gondor è venuta meno, la vigilanza si è allentata, cose oscure sono strisciate fuori da Mordor, hanno preso possesso della fortezza e della valle sottostante, trasformandole in luoghi d’orrore. Il Signore Oscuro sta preparando la sua grande guerra e nella fortezza di Cirith Ungol, i suoi servitori stanno affilando le armi, preparandosi alla battaglia finale.


Shagrat era un Uruk fuori dal comune, capitava raramente infatti che un guerriero di Mordor vivesse così a lungo. Nonostante lunghi anni di servizio nelle armate dell’ Occhio, era ancore forte e vigoroso, in grado di tener testa a qualsiasi guerriero mortale. Grazie alle sue doti di combattente, alla sua spietata astuzia e alla naturale ferocia, si era guadagnato un posto di rilievo nelle gerarchie di Barad-Dur. Ora aveva un nuovo incarico: oltre a garantire la sorveglianza della via d’accesso al paese del suo Signore, avrebbe dovuto addestrare i soldati più letali di Mordor, la famigerata Guardia Nera. Trasformare le reclute in guerrieri provetti, con l’incudine della disciplina ed il martello del combattimento, era una mansione che lo gratificava e lo riempiva di una gioia selvaggia. Ad aiutarlo nell’impresa c’era il secondo in comando, Ghish, che con le sferzate della sua frusta sapeva motivare a dovere anche i più svogliati. Il vecchio guerriero se ne stava fermo a gambe larghe davanti al gruppo di nuovi arrivati, le mani piantate sui fianchi e un sorriso crudele sulle labbra. “Bene, siete qui per diventare dei veri soldati. La bella vita che facevate giù al Morannon è finita. Ora ditemi, chi è il capo tra voi?”. Dalla massa di orchetti ne uscì uno particolarmente grande, si parò davanti al possente Uruk-Hai, e con uno sguardo di sfida disse in tono sprezzante:”Io sono il ca..” non ebbe il tempo di terminare la frase. Con un movimento talmente veloce e fluido che anche un occhio attento avrebbe faticato a distinguere, Shagrat estrasse la spada e decapitò l’orco insolente. Pulì con cura la sua lama sul mantello del cadavere prima di rimetterla nel fodero, si voltò con calma e tornò a rivolgersi alle reclute con voce gelida:”Io sono il capo qui. Potete ubbidirmi e diventare Guardie Nere, oppure sfidarmi, e fare la sua fine” e dicendo ciò, tirò un calcio alla testa ai suoi piedi che rotolò via con un rumore raccapricciante. “Ora mangiate e dormite, domani inizia l’addestramento con il maestro d’armi.” Se ne andò ridacchiando malignamente tra se e se, pregustando la giornata successiva. ” E’ sempre uno spasso vedere i novellini alle prese con Ghùdur” pensò “Un Olog-Hai come maestro d’armi è proprio quello che ci vuole per questi vermi scansafatiche…”


Intanto, nell’imponente torre a pianta esagonale che dominava la fortezza, qualcuno aveva osservato tutta la scena, ma senza prestarvi una reale attenzione. Le beghe di quella marmaglia non lo interessavano minimamente. Re nella Nùmenor che fu, incantatore, maestro nelle arti oscure, secondo solo all’ Oscuro Signore. Il desiderio di conoscenza e la paura folle del Fato degli Uomini lo avevano condotto nelle tenebre. Accettando i doni di Sauron aveva sì ottenuto potere e lunga vita, ma a che prezzo? Il suo potere non era poi gran cosa, essendo solo un’emanazione della volontà del Padrone. Spiriti di Terrore, così erano chiamati, con timore reverenziale da Elfi, Nani e Uomini. Ma che cos’erano se non schiavi senza volontà? Da anni innumerevoli era al Suo servizio. Egli fu il primo, l’Immortale lo chiamavano, e vide cadere gli altri otto sotto il giogo del Signore degli Anelli. Con il passare dei secoli, iniziò ad avere coscienza di essere diverso. In un angolo della sua anima torturata esisteva ancora un barlume di consapevolezza. Il Padrone lo ignorava, ma in qualche modo, l’Immortale non era completamente succube del Suo volere.

Ash nazgh thrakatuluk Agh burzum- ishi krimpatul

Meditò per lunghi anni su queste parole. Infine comprese la verità che vi era celata. Egli non era legato al destino dell’Anello come il suo Padrone. Sauron si preparava alla guerra, ma se fosse invece andato incontro alla propria rovina? A quel punto, forse, egli sarebbe stato nuovamente libero …

Bravo io me l'ero perso!
Bella la riflessione sui nazgul!

Si, é che mi piaceva immaginare la psiche di un "caduto"..