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La regina e il dragone

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19 Dec 2011 14:08 #9763 by lontra
La regina e il dragone was created by lontra
Il bg per il mio esercito di gda in costruzione..

Accarezzò teneramente il collo del suo animale. Era calda e asciutta al tatto, ogni volta che lo aveva vicino ritrovava la tranquillità.
Ancora una giornata decisiva. Ancora una e forse poi la pace.
Il sole risplendeva sulle scaglie del suo drago. Suo? La Regina doveva ancora capire se il drago apparteneva a lei o se lei appartenesse ad esse. Ma aveva senso parlare di proprietario e posseduto. Erano più simili a due fratelli. C'era chi diceva che fosse la madre del drago o la moglie.
“Sei pronta?” la voce di Roath era un lieve sussurro, al confine tra voce e pensiero. Gli altri udivano solo un sordo brontolio, ma per la Regina erano frasi.
L'intelligenza di Roath era incredibile, la sua saggezza profonda. Si sentiva così vicina a lui ma allo stesso così lontana. Troppo spesso era difficile capirlo. Solo un anno prima era fuggito, senza preavviso, una sera era volato via per andare a caccia ed era tornato dopo mesi. Non era mai riuscita a sapere dove fosse andato e i motivi del suo gesto. Non era facile convincere un drago a rivelare i suoi segreti.
La sua scomparsa aveva convinto le città indipendenti i Tarak e Menis a dichiarare guerra alla Regina. I loro eserciti congiunti avevano colto di sorpresa la città di Ralla, parte delle sue forze armate avevano disertato passando dalla parte dei ribelli.
Delle otto Città Indipendenti solo Lisia dava garanzia alla Regina, le altre quattro erano pronte a ribellarsi alla prima opportunità. Secoli di autonomia erano difficili da scordare.
Dall'alta roccia poteva osservare il suo esercito. Con sé aveva portato solamente un contingente di Lisia, un piccolo distaccamento di lancieri di Armoreto, per il resto il suo Popolo Libero.
Delle altre città non poteva fidarsi, probabilmente sarebbero passate dalla parte dei ribelli.
Sperava che la presenza di Roath sarebbe stata sufficiente a scoraggiare i nemici, purtroppo si era sbagliata.
Gli eserciti di Tarak e Menis si erano schierati su due basse colline, pesantemente fortificate. I due rilievi erano uniti da un doppio muro alto almeno quindici piedi. Le due città erano rinomate per la fanteria pesante, proprio ciò che a lei mancava.
I lancieri di Armoreto indossavano tuniche imbottite e corazze di cuoio bollito, i balestrieri lisiani erano temibili dietro i loro pavesi, ma di certo non adatti ad un assalto alle mura. Il suo popolo era Libero, davvero libero e non poteva certo dirsi disciplinato. Ottimi cavalieri e arcieri, ma praticamente privi di difese, perfetti negli scontri in campo aperto come esploratori e per le sortite.
Certo il dragone avrebbe pesato sullo scontro, ma la quantità di macchine belliche poste sulle colline era una terribile minaccia, anche lui poteva essere ucciso.
Eppure doveva sconfiggere i ribelli, prima che gli altri seguissero il loro esempio.
Ma come fare? Un attacco frontale era impensabile.
Il portale delle fortificazione avversarie si aprì e ne uscirono alcuni uomini a cavallo. Il primo della fila ostentava una lunga foglia di palma, simbolo di pace. Volevano parlamentare.
Roath si girò verso di lei “Aspettiamo che siano da noi o gli andiamo incontro?”
“Portami da loro, una piccola manifestazione della tua potenza non può che fargli bene”
Si issò sul suo dorso squamoso e planarono verso la prateria. Atterrarono a circa trecento piedi dalla delegazione, ma nonostante la distanza i cavalli nitrirono dal terrore rifiutandosi di avanzare. I diplomatici furono costretti a scendere di cavallo. L'uomo che sorreggeva la palma avanzò fino alla Regina, che nel frattempo era scesa.
“I miei signori chiedono di parlare nel rispetto della pace delle sabbie”
“La pace sarà rispettata, venite senza paura”. Il drago scrutava attentamente la situazione, al minimo cenno di pericolo sarebbe intervenuto.
Tre uomini avanzarono, a circa venti passi slacciarono i cinturoni dove erano appese le armi. La giovane regina fece loro cenno di procedere.
Il più alto dei tre era chiaramente il leader della delegazione, Mertyr, la Spada Rossa di Tarak, uno dei guerrieri più famosi del Sud. Si diceva che travestito da cavaliere avesse partecipato a numerosi tornei delle terre di Gondor, vincendoli tutti.
Alla sua destra stava un giovane, visibilmente spaventato dalla presenza del drago, alla sua sinistra un anziano, particolarmente atletico per la sua età.
“Mia signora..”
“Mertyr sono la tua Regina” intervenne la giovane.
“Le usanze secolari sono difficili da sdradicare” il sorriso del guerriero era ricco di fascino.
“Sono giunta fin qui proprio per mettere fine ad alcune fastidiose tradizioni locali” la velata minaccia fu pronunciata lievemente “chi sono i tuoi compagni?”
“Il giovane è Althar di Menis, figlio del defunto governatore della città” La Regina conosceva il padre, era morto combattendola. In realtà si era ucciso cadendo dalle scale della sua altissima torre, ma avevano accusato le sue stregonerie del fatto. Chissà se il figlio la ritenesse davvero responsabile. Di sicuro sulla sua coscienza pesavano le migliaia di menissiani morti sul campo di battaglia e poi durante la razzia della città.
“L'altro è Sallar, Sommo Sapiente della città di Ralla”, la giovane conosceva anche lui, non capiva come mai questo famoso studioso avesse appoggiato i rivoltosi.
“Perchè avete preso le armi contro la città di Ralla? Eppure sapete che chi turba la pace della Regina è un traditore e come tale merita la morte”.
“Mia regina non è stato versato sangue a Ralla, posso assicurarvelo” il sapiente aveva preso parola.
“E allora ditemi che cosa ci fate qui, armi in pugno nascosti dietro qui muri?”
Mertyr riprese la parola “Abbiamo impugnato le armi solo per difendere la nostra libertà, non intendiamo usarle se non verremo attaccati”
“Siete liberi!” la voce della ragazza era pura rabbia. “Liberi di decidere i vostri governatori, liberi di pregare le vostre divinità, liberi di praticare i vostri mestieri e i vostri studi..”
“Ma non siamo liberi di decidere realmente se avere i nostri..” iniziò Sallar. Ma venne interrotto dalla Spada Rossa.
“Non siamo qui per discutere filosoficamente sul tema della libertà. Noi non accettiamo di prendere ordini da te” La gola del drago risuonò di un cupo borbottio, ma questo non intimidì il guerriero “da secoli difendiamo la nostra autonomia, siamo pronti a tutto pur di mantenerla”
“Siete disposti a tutto” la voce della Regina era glaciale “Mertyr sei davvero disposto a tutto?”
“Certamente” l'orgoglioso cavaliere non ebbe dubbi.
“Non voglio versare il sangue di tante persone innocenti, che hanno seguito la vostra follia”  se voleva mantenere la pace non poteva concludere la ribellione in un bagno di sangue, il rancore avrebbe impedito la collaborazione. “Mertyr risolviamo la questione con un duello”
“Sono pronto ad affrontare i tuo campione” Il guerriero pronunciò le parole con impeto.
“Purchè sia un uomo” Intervenne Sallar. Peccato pensò la Regina, Mertyr era sicuramente il guerriero più abile delle terre del Sud, ma Roath lo avrebbe facilmente divorato.
“E se fosse una donna?”.
I re uomini si guardarono sorpresi “Non vorrai farmi combattere contro di te? Sarebbe disonorevole battersi con una femmina!” il guerriero sembrava furioso, dalle sue parole grondava disprezzo.
“Sono una femmina, ma anche una Regina. Sul campo ho guidato eserciti vittorioso, cosa c'è di disonorevole nell'affrontarmi?” Aveva gettato la trappola, ora poteva solo sperare che abboccassero. Se fossero stati saggi sarebbero tornati di corsa nelle loro fortificazioni.
“Bene ti affronterò, scontro all'arma bianca senza cavalcatura” l'orgoglio aveva sconfitto la saggezza. E il timore del drago li aveva accecati.
“Non temere Mertyr, Roath non interverrà, qualsiasi cosa succeda. Però ho anch'io alcune condizione da porre” la voce della Regina era priva d'incertezza “ci affronteremo domani alla quinta ora dopo l'alba. I nostri padiglioni si troveranno a una distanza pari al doppio di un tiro d'arco e ci accompagneranno solo due persone. Con me ci saranno Toros di Lisia   e Alyssa la mia ancella. Chiaramente Toros sarà privo della sua balestra” disse ridendo la giovane “Se mi ucciderai  il mio esercito sarà tuo e le città saranno libere. Se dovessi sconfiggerti i tuoi guerrieri torneranno alle loro case e rinuncerete alle vostre pretese”.
“Benissimo, con me saranno i miei due presenti compagni, quali garanzie ho oltre alla vostra parola?”
“Ho sempre mantenuto le mie promesse, comunque propongo uno scambio di ostaggi, i figli dei nostri capi tribù o capitani”
“Benissimo, sarà fatto, li scambieremo questa sera stessa”. Mertyr era caduto con entrambi i piedi nella sua trappola. La Regina dovette sforzarsi per non mettersi a danzare.
*******************
Un'ora prima dello scontro vennero montati i padiglioni. La Regina si trovava in compagnia di Toros e di Alyssa nella pesante ombra della tenda. Nonostante il caldo opprimente aveva dato ordine di tenere chiuse le entrate.
“Toros ti chiedo di uscire dalla tenda, avvisami quando Mertyr avanzerà nella zona del duello, ma non entrare nella mia tenda per nessun motivo”
“Mia Regina ti chiedo ancora una volta di ripensare a ciò che stai facendo, mi basterebbe..”
“Toros ne abbiamo già discusso, ora esci” il suo tono risultò più duro di quanto avesse voluto, il veterano lasciò la tenda con un'aria stanca e sofferente.
Alyssa si avvicinò a lei. Le due donne avevano un'altezza simile, ma la somiglianza finiva lì. I capelli dell'ancella erano tagliai corti, la sua figura era più snella di quella della Regina, molto atletica. La giovane aveva servito come acrobata presso uno dei nemici della Regina. Era schiava del signore di Kerath, lei l'aveva resa libera. La sua pelle era solcata da sottili cicatrici Il crudele padrone si divertiva a vederla danzare mentre si esibivano lanciatori di lame, uomini sputafuoco, addestratori di belve. Aveva imparato a schivare lame, evitare il fuoco, fuggire alle bestie sempre danzando. Se avesse smesso di danzare il padrone l'avrebbe uccisa.
Toros non aveva fiducia nella Regina, era certo che sarebbe morta. Questo la faceva infuriare, eppure poteva capirlo. Bastava una piccola disattenzione e tutto ciò che avevano costruito in anni di dure battaglie sarebbe svanito.

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