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- 7° Torneo Pugliese: l'inizio della Seconda Era
7° Torneo Pugliese: l'inizio della Seconda Era
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Il gruppo di gioco pugliese “Amrundor” è lieto di presentare il:
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Il 6 Ottobre presso il Residence Valentini di Santo Spirito (Bari) si disputerà il settimo incontro pugliese ufficioso di ISDA. I partecipanti si sfideranno utilizzando liste a 750 punti e scenari dei nuovi Supplementi ISDA. Inoltre, a incontro effettuato, ognuno posterà un BR con immagini dei vari scontri che ci sono stati. Chi vuole può anche scrivere un BG della propria armata e inserirlo prima della descrizione delle partite.
Per maggiori informazioni sulle modalità di svolgimento del torneo, vi invitiamo a consultare la sezione Puglia del Sito dell'Anello (Home Rules per tornei in Puglia).
I partecipanti per ora sono pinovipera, voronwe, il duo dei terribili.broth, fatality90, antolos, terras e amrod.
Il tutto avrà luogo presso una villa del suddetto Residence Valentini a partire dalle 10:30.
Il torneo è presente anche nella "Sala del Trono" sul sito Games Workshop.
Inoltre sono previsti i seguenti riconoscimenti:
Vincitore del torneo
Miglior generale del male
Miglior generale del bene
Miniatura dipinta
Armata Dipinta
Armata caratteristica (BG + modelli caratteristici)
Qualora ci siano altri giocatori pugliesi che vogliano assistere al match o partecipare al torneo, sono i benvenuti.
Iscrivetevi al Canale Youtube di pinovipera: www.youtube.com/user/pinovipera
Iscrivetevi alla pagina Facebook di pinovipera: www.facebook.com/pages/La-vipera-sul-Tubo/146909605472672
Unitevi al gruppo di gioco Pugliese Amrundor! www.sitodellanello.altervista.org/joomla...=27&id=175&Itemid=82
Visitate il mio sito e il mio blog di miniature viperarts.altervista.org/index.html viperarts.altervista.org/blog/
"Gothmog sale e scende dai warg manco fossero pecore!" "Devo dire una frase da inserire in firma" (citazioni by me durante i tornei in puglia )
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6 khandish + 6 esterling picca 48 + 54
sacerdote esterling 60
8 arcieri esterling 64
2 dragoni neri scudo 20
2 esterling picca 18
capo del khand 55
6 dragoni neri scudo + 6 esterling picca 60 + 54
capitano esterling scudo cav bardato 65
tamburino 29
carro del khand con arco 26
3 dragoni neri catafratti 48
3 arcieri del khand 27
748 punti - 48 modelli - 7 possanza - 12 archi
LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA
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gkhan1 di pinovipera , su Flickr
La quiete prima della tempesta. Il re passeggiava calmo lungo il viale alberato, annusando l’aria fresca dell’alba, coi petali di ciliegio che cominciavano a posarsi sulla sua armatura rosso sangue. Il contrasto tra i chiari petali e il metallo lucidato delle piastre dell’armatura rendeva il re una figura arcaica, a metà strada tra un antico vegliardo dei tempi antichi e un grande condottiero mimetizzato nel folto della foresta fiorita.
Il re si fermò ad una panchina, per osservare il lento sciabordio del placido laghetto del giardino. Molti inverni aveva vissuto, altrettante estati gravavano sulle sue spalle; ricordava ancora la morte del suo giovane figlio, il periodo di crisi attraversato dal regno e i suoi tentativi di ritrovare la coesione sociale di un tempo. La Grande Guerra aveva raggiunto anche il suo regno e dentro di sé sentiva crescere la convinzione di non essere pronto a questo ennesimo scontro. Nella quiete del primo mattino sentì dei passi, il rumore si faceva sempre più vicino. Era Shuku Yukikuro, generale delle armate in partenza per la città Bianca e futuro erede al trono.
“Mio re, emissari del Rhun sono giunti per recarci l’invito alla guerra, da questo momento il Khand, che ha scelto di affidarsi alla tua guida, potrebbe essere tacciato di tradimento nel caso di una mancata partecipazione agli scontri.”
I petali caddero quasi all’unisono dalla vecchia e logora armatura, mentre il re faceva un respiro profondo, come a sancire la fine di un periodo di quiete. “Ho passato molti lunghi anni in pace Shuku , qui, nell’estremo Sud della Terra di Mezzo, raramente la guerra è arrivata e durante questi giorni non ho mai smesso di tentare di unire il nostro regno sotto un’unica bandiera, fallendo ogni volta. Ora che il tempo per me sta finendo, mi vedo costretto ad ammettere che non è la pace che unisce, ma la guerra. Il nemico comune ci ha reso più forti, più stabili o almeno così crediamo: quando la tempesta sarà passata, torneremo di nuovo ad odiarci e a fare la guerra tra di noi, alla ricerca di un trono più alto, di un potere più grande.”
“Non è forse questa la grande forza del nostro popolo? Mostrarsi uniti contro la minaccia della guerra ci fa onore, nessuno di noi penserebbe mai di tradire questa terra in cui è stato allevato.”
“Quello che tu chiami onore è solo avidità… per il prestigio, il potere e il lucro combattiamo questa guerra, per mantenere la capacità di gestire le nostre ricchezze in autonomia. L’Oscuro sire ci ha promesso la gloria se scenderemo in battaglia al suo fianco, ma non molti sanno che il rifiuto di tale partecipazione avrebbe voluto dire il pagamento di un ingente tributo e, io credo, un successivo attacco alla nostra regione. Per ora serviamo ad uno scopo più grande, siamo utili. In futuro non sapremo cosa ci attende.”
“Quando sarà il momento lo scopriremo! L’importante per il nostro popolo sarà avere una guida forte e ispiratrice come te sempre al proprio fianco!”
“Sei giovane e pieno di vigore, mi ricordi molto il giovane me… ma ti prego di non commettere i miei stessi errori, sopravvivi a questa battaglia ma non sopravvivere ai tuoi figli, non restare l’ultimo rappresentante di valori persi nel vento, trascinati via dagli ultimi petali di ciliegio: fai una scelta e falla ora!”
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est di pinovipera , su Flickr
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ostling_possible_taruner3 di pinovipera , su Flickr
Il clangore delle armi riempiva la valle, gli zoccoli dei cavalli battevano freneticamente il terreno, le froge sbuffavano come fucine infernali: non più uomini, non più cavalieri, erano armature a scaglie lucenti ripiene di indomita maestria in battaglia… in altre parole, Dragoni Neri! L’èlite del Rhun, il meglio che potesse mettere in campo la vecchia patria di Sauron, un’antica stirpe di guerrieri forgiati nel corso dei secoli per raggiungere la piena maturazione in sella a destrieri bardati. Più volte il tamburo aveva battuto il ritmo della carica, molti avversari erano stati travolti dall’incessante ritorno di un mare nero, rosso e oro; poco o niente restava sul campo di battaglia per entrambi i fronti. Un piccolo contingente esterling di stanza nel Sud dell’Ithilien, aveva scelto una piana riparata tra gli alberi per riposarsi dopo le incessanti marce a cui erano stati sottoposti i guerrieri. La vicina Amon Barad aveva però avvistato l’accampamento, organizzando rapidamente una sortita nel cuore della notte. Molti esterling di guardia erano stati freddati prima ancora che potessero chiamare aiuto, ma i Dragoni Neri non dormono mai e subito erano saliti in sella ai loro purosangue per cercare di fermare il massacro. Troppo pochi erano però i superstiti per poter organizzare una sortita alle spalle del nemico e il capitano del contingente stava ormai perdendo le speranze.
“Forza! Forza! Resistete! Dategli tutto quello che avete! Se vi appiedano, affrontateli sul terreno… se vi accecano, uccideteli nell’ombra… se vi mozzano gli arti, malediceteli a morte! Se anche un solo barlume di vita resta in voi, combattete, combattete fino alla morte!”
I cavalieri urlarono all’unisono, batterono le sciabole sugli scudi, il tamburo risuonò l’ennesima carica e si mossero alla volta del muro di scudi e lance che li attendeva… ma l’onda si infranse sugli scogli, ormai povera di ogni forza d’urto… “Troppo pochi…” pensò il capitano.
In lontananza il rumore di zoccoli, un sottofondo greve, misto al rumore di qualcos’altro che sembrava roteare, zoccoli e ruote attraversavano la boscaglia alle spalle del contingente di Gondor. Poi iniziarono a sibilare nell’aria le prime frecce, che si fecero sempre più numerose. Nelle retrovie nessuno sentiva l’arrivo degli aurighi, le orecchie piene del rumore delle armi. Improvvisamente, dall’alto del lato est della valle apparve una luminosa figura rossastra, gettando un’enorme ombra sulla battaglia sottostante.
“Per la gloria dell’Est!”
Questa volta l’onda si abbatté con la forza di uno tsunami, un maremoto rosso, oro e bianco, portatore di speranza per gli esterling. Gli aurighi del Khand falciavano uomini e cavalli con la stessa facilità, maciullando i corpi dei nemici sotto il peso del carro, ossa frantumate e armature distrutte andarono a formare una scia alle loro spalle. Dopo i carri fu la volta della fanteria. Scendevano rapidi nella valle facendo roteare le loro enormi asce, amputando arti e spaccando corazze. Ognuno dei guerrieri portava le insegne della propria casata, gli stendardi sventolavano rapidi, senza venire macchiati dal sangue della battaglia, le vesti ricche ed elaborate rendevano la battaglia qualcosa di simile ad una parata, una sfilata di nobiltà e orgoglio. In poco tempo il campo di battaglia fu sgombro e alcuni scudieri, vestiti come esterling ma anch’essi con le insegne del Khand, davano il colpo di grazia a chi non aveva avuto la grazia di trovare una morte rapida. Il re si avvicinò al comandante e gli parlò con voce ferma.
“Sono Shuei Ranto, Signore di Sturlutsa Khand, Generale Supremo dell’Esercito Unito dei Variaghi. Per te sono “vostra maestà”. Ho bisogno dei tuoi uomini migliori e del tamburo, perché questa è una guerra che si vive col terrore e io so come terrorizzare i nemici. In mia assenza l’accampamento sarà protetto dai nobili e dai loro scudieri; ti affido inoltre la mia guardia di personale, sono i migliori arcieri del Khand, la loro mira è pari alla maestria in corpo a corpo.”
Il capitano poté dire solo un timido “agli ordini maestà” prima di vedere il re addentrarsi per il bosco, seguito da aurighi e Dragoni Neri, oltre che dal tamburo.
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guerrieri-mongoli di pinovipera , su Flickr
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samurai di pinovipera , su Flickr
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cuman1az9 di pinovipera , su Flickr
Era ormai scesa la sera quando il contingente fu di ritorno. Il re subito convocò una riunione generale nella tenda del capitano. Al tavolo erano riuniti tutti i nobili signori del Khand, importanti satrapi fieri dei loro avi, ma ancor più orgogliosi delle ricchezze possedute. Accanto a loro, in piedi, c’erano gli scudieri, reggevano in una mano lo scudo e nell’altra la picca con le insegne della casata nobiliare che rappresentavano. Solo i migliori guerrieri venivano scelti per il compito di scudieri dei satrapi. Ogni anno, prima di andare a costituire l’èlite dell’esercito esterling, alcuni guerrieri venivano mandati nel Khand per imparare l’arte della guerra, della sopravvivenza, del coraggio e della spada. Non solo i loro corpi venivano addestrati, ma anche le loro menti venivano potenziate, in modo da essere tenaci in battaglia e coraggiosi contro i nemici. L’apprendistato aveva una durata variabile, al termine del quale i semplici guerrieri tornavano in patria come Dragoni Neri. Capitava qualche volta che il periodo di addestramento si protraeva più del solito e alcuni guerrieri divenissero gli eredi delle satrapie del Khand. Per poter comandare una satrapia però era necessario essere forti guerrieri con un animo e un portamento nobile. Per questo motivo questi aspiranti satrapi svolgevano un altro periodo di addestramento presso la corte del Re, dove venivano iniziati anche all’arte dell’arco e dell’ascia a due mani, andando a formare la Guardia Reale del re. Durante questo periodo inoltre erano tenuti a seguire corsi di studio: matematica, chimica, storia, poesia, musica e pittura erano le principali conoscenze richieste ad un satrapo. Con la fine di questo indottrinamento, i giovani guerrieri, divenuti ormai uomini maturi, ritornavano nella satrapia di origine e attendevano di prenderne il comando.
La discussione nella tenda del capitano era ormai animata, quando fu chiesto al re cosa avesse fatto dal momento in cui era partito fino a quando era stata convocata la riunione.
“Alcuni uomini della mia Guardia erano andati in avanscoperta per capire l’effettivo numero dei nemici stanziati attorno alla valle. Il loro resoconto non è stato molto positivo. La strada per Minas Tirith è occupata dagli ultimi veterani di Osgiliath, hanno un grande accampamento presso il Crocevia e molti raminghi pattugliano i boschi in quelle zone. La Guardia è poi tornata per portarmi questa informazione. Nell’indicarmi la strada da percorrere per raggiungere l’esercito nemico, mi hanno detto di passare per una gola alta e stretta, in cui ogni passo causava una forte eco, sicché ogni passo valeva come cento. Questo mi ha dato un’idea. Così prima abbiamo sbaragliato l’avanguardia con cui ci stavamo battendo qui e poi mi sono diretto attraverso questa vallata. Ho lasciato il tamburino in attesa tra i fianchi rocciosi e ho valutato personalmente l’effettivo numero dei nemici. Ci superano in numero e non di poco, ma i rinforzi di Shuku Yukikuro stanno arrivando e potremo quasi eguagliarli. Ma per essere sicuro di non andare incontro a una sconfitta precoce ho attuato il mio piano. Abbiamo dato la caccia ai raminghi, ammazzandone il più possibile mente il tamburo suonava nella gola: sembrava che in quel piccolo passaggio vi fosse un esercito sterminato, tamburi hanno cominciato a risuonare in ogni angolo del bosco, fino al Crocevia. Quando i raminghi isolati ci vedevano arrivare erano terrorizzati. Ne abbiamo catturato uno, l’abbiamo accecato e gli abbiamo stappato lingua e orecchie. L’abbiamo caricato su un cavallo e spedito all’accampamento con un cartello appeso al collo con su scritto: “Per uno di voi, ci sono cento di noi”. Poi siamo tornati di gran carriera qui. Domani incontreremo i rinforzi proprio al Crocevia, come era stato concordato. Il nostro compito è fare in modo che il nemico venga accerchiato.”
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Easterlings-port di pinovipera , su Flickr
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mongol_warriors_001_by_grmc-d2xnpdw di pinovipera , su Flickr
“Non resisteremo ancora a lungo! Le loro frecce cominciano a mietere troppe vittime!”
“Tu pensa a pregare per noi e a motivare le truppe, io penso ad ammazzare quelli che ci sbarrano la strada e a confidare nell’aiuto del mio re…”
“E se il tuo re è morto?”
“Allora combattiamo per vendicarlo!”
Dopo queste parole i due si separarono, prendendo direzioni opposte: Shuku Yukikuro si addentrò nel vivo della battaglia, facendo roteare la sua grande ascia a due mani, falciando teste come fossero spighe di grano, mentre il sacerdote colpì il terreno col suo bastone per tre volte, pronunciò parole in una lingua dimenticata e fece risplendere di sangue la punta del bordone.
“Ascoltatemi miei fratelli esterling! Siete stati scelti per scendere in guerra contro i figli dell’Albero Bianco! Questi non conoscono il potere dell’Oscurità, del Nero ma voi sì! Siete i Dragoni Neri, l’èlite del nostro impero, i migliori guerrieri al servizio di Sauron… mostrate al nemico la collera dell’Est… mostrategli la vostra FURIA!”
Il bordone baluginò e due ideogrammi apparvero sulla punta luminosa: “Occhio” e “Rosso”. L’ultima parola del sacerdote risuonò per tutto il Crocevia e “furia” si impresse nella mente dei guerrieri, motivandoli ad un feroce e selvaggio assalto contro il nemico.
Poi un tamburo. Il clangore della battaglia cessò di colpo. Solo un sordo battere di tamburi attraversò l’aria. Il silenzio fu rotto da un grido antico.
“Per la gloria dell’Est!”
Ancora una volta carri e cavalli, frecce e asce massacrarono gli avversari a più riprese. Il re aveva cercato di aggirare lo schieramento nemico, con marce forzate, sostenuti dall’incessante battere del tamburo; i rinforzi erano infine giunti alle spalle dei veterani, tagliando loro la ritirata ed eliminando i raminghi appostati nei boschi per evitare di subire perdite inutili. Il capitano vide che il sacerdote era rimasto isolato e rischiava di restare circondato. Spronò il cavallo e partì alla carica, scaricando fendenti a destra e a manca, uccidendo senza pietà gli avversari. Quando fu in prossimità del sacerdote, una freccia raggiunse la sua testa, ma quasi come se un magico alone di fortuna si trovasse in quella zona, il dardo passò sotto l’elmo, tagliando il laccio che lo reggeva e facendolo cadere in terra. A volto scoperto il capitano uccise l’arciere e rivelò una verità taciuta a lungo: sotto il freddo elmo metallico si nascondeva una donna. Il sacerdote si affrettò a ringraziarla per il suo intervento salvifico, percependo la stanchezza negli occhi della donna.
“Mio capitano, lascia che ti fornisca nuova forza per terminare la battaglia…”
Nuovamente diede due colpi sul terreno col suo bastone e toccò lievemente la gamba della donna. Questa sentì un nuovo fuoco scorrerle dentro, come se d’improvviso la forza delle sue membra fosse aumentata a dismisura. Afferrò le briglie del cavallo e si voltò per fare una nuova strage di nemici. Intanto poco lontano il re e Shuku Yukikuro si incontrarono finalmente sul campo di battaglia. Uno sguardo tra i due, seguito da un cenno di intesa, quasi a voler ricordare un discorso fatto tempo addietro in un giardino, sotto i ciliegi in fiore.
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medicina3 di pinovipera , su Flickr
Al termine della battaglia molte erano le perdite subite, ma i nemici erano stati annientati completamente. Il re decise di parlare a tutti prima di andarsi a coricare nella propria tenda. Fece radunare le truppe al centro del Crocevia, salì sul proprio carro e pronunciò il discorso mentre il sole tramontava alle sue spalle, perdendosi nelle nere nebbie dei monti di Mordor.
“Nobili satrapi e loro scudieri, miei fidati arcieri della Guardia Reale, fedeli del culto di Sauron e guerrieri tutti! Oggi vi parlo non come Re o come generale e neanche come guerriero o come semplice uomo. Ma come padre. Sapete tutti quale sorte è toccata al mio giovane figlio anni addietro e sapete tutti quale grande dolore è stata per me questa perdita. Molti di voi qui saranno padri e tutti sono o sono stati figli. Nessuno di noi vorrebbe vedere la guerra divampare nella propria casa, è per questo che combattiamo, per difenderci dalle minacce di oggi e garantire una vita serena domani. Ma io vi dico anche: se avete paura, se temete per la vostra vita, se avete il terrore di non vedere più il viso dei vostri cari, allora tornate a casa! La mia non è semplice retorica, spero davvero che le vostre vite possano essere lunghe e chi di voi ha qualcosa da difendere, chi di voi tiene alla propria vita si ritiri ora, avrà la mia benedizione e ne comprenderò le motivazioni.”
Un brusio serpeggiò tra le truppe, i loro animi sembravano vacillare.
“Ma se ancor più che alla vostra vita, tenete alla vita dei vostri cari; se per voi ogni respiro e ogni battito del cuore dei vostri figli, delle vostre madri e padri sono motivo di gioia a serenità; se volete che gli occhi di vostra moglie non assistano mai alla morte del frutto del vostro amore… allora avete il dovere di combattere! Avete il dovere di difendere tutto questo! Se volete che la vita del nostro paese continui serena e priva degli orrori della guerra, allora tenete la guerra lontana dal nostro paese! In passato abbiamo combattuto per i nostri fini personali, in futuro forse ci troveremo alleati ai nemici odierni, ma oggi dobbiamo prendere parte al più grande scontro dei nostri tempi e forse alla più grande battaglia della Terra di Mezzo. Oggi dobbiamo difendere quello in cui crediamo, quello per cui viviamo. Siete con me?”
Un grande e poderoso urlo squarciò il cielo, un urlo di assenso. Gli uomini acclamarono il loro Generale, erano carichi e pronti alla battaglia, qualsiasi fosse stata la loro fine.
“Adesso riposiamo: domani ci attende il Pelennor!”
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- terribili broth
- Visitor
Terribile Marco: MALE
Maresciallo Oscuro + cav. 130
4 cavalieri di Morgul 80
Cap.Guardie Nere 60
6 Morannon + sc. 48
6 Morannon + lancia + sc. 54
Cap.Morannon + sc. 50 (generale)
6 Morannon + sc. 48
6 Morannon + lancia + sc. 54
Tamburino 40
6 Morannon + sc. 48
6 Morannon + lancia + sc. 54
Cap.orco + sc. 45
8 battitori 40
751 p.ti - 53 modelli
Terribile Giorgio: BENE
Imrhail + cav.bardato + lancia 155 (generale)
5 Dol Amroth a piedi
3 Armigeri + picca
4 Lossarnach
Eomer del Pelennor + cav.bardato
4 Figli di Eorl
3 staffette + cav
2 guerrieri di rohan (2 scudi)
Beregond
6 Fontana + sc.
6 Cittadella + lancia
Damrod
6 raminghi + 5 lance
750 p.ti - 42 modelli
..a breve anche la lista di angelo/terras che ci ha incaricati di postare la sua causa casini vari col pc (comunque è più o meno quella del 5°torneo)
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- Felarof
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- Collaboratore
Continuate così e col tempo diventerete un gruppo numerosissimo!!
Buona fortuna a tutti per il torneo!
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- Voronwe
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- Troll di Caverna
- Posts: 1244
SOTTO LE INSEGNE DELLO STENDARDO BIANCO
Il riverbero della fiamma del fuoco di campo illuminava i loro visi stanchi ed inquieti; i due fratelli di Gondor sedevano in disparte, l’uno accanto all’altro, nello squallido accampamento di Osgiliath. Avevano vissuto un duro e lungo giorno e ora un pesante silenzio ristoratore regnava tra i due.
“Faramir” esordì ad un tratto Boromir “non sentirti responsabile per gli uomini caduti oggi sul ponte. Non avevamo altra scelta per bloccare l’avanzata del Nemico. Se non avessimo agito così, già ora tutto il Pelennor sarebbe in mano loro. Il ponte doveva crollare. I nostri uomini, ingegneri e soldati di Minas Tirith, si sono sacrificati per la loro terra e i loro cari”.
Poi riprese: “Se non fossimo giunti noi due a rincuorarli e a spronarli all’attacco, l’Ombra Nera che ha guidato l’assalto di Mordor nella scorsa notte non avrebbe mai lasciato i loro cuori. Ora, quantomeno riposano in pace”.
“Fratello” rispose Faramir “come Capitani abbiamo il potere di decidere delle vite dei nostri uomini; noi abbiamo preso la decisione di organizzare una disperata sortita sul ponte per dare il tempo agli ingegneri di farlo crollare e solo siamo salvi entrambi solo per caso. Altrimenti, ora, nostro padre sarebbe venuto in lutto a piangere i suoi figli e non a festeggiare una piccola vittoria che ritengo effimera”. Sospirò brevemente e poi continuò: “Ma come Capitani abbiamo anche la responsabilità della lungimiranza delle nostre azioni per il bene di tutto il popolo. E a coloro che piangeranno i defunti dovrò rispondere delle mie azioni”.
“Non tenere in poco conto il coraggio degli uomini” rispose il fratello maggiore. “Gesta ardite accendono i cuori e i cuori ardenti possono affrontare la paura, possono combattere contro le orde del Male, possono proteggere ciò a cui tengono, o almeno morire provandoci".
Poi Boromir prosegui dicendo: ”Sono d’accordo con te, la nostra vittoriosa difesa di Osgiliath non ha futuro. Non abbiamo forze a sufficienza per bloccare ancora per molto tempo il passaggio del fiume; ma l’Anduin è l’unica barriera che ancora ci difende dalle forze di Mordor, non possiamo lasciarlo a cuor leggero: il Nemico invaderebbe in un attimo le nostre terre.
Tuttavia, sai meglio di me che quello della scorsa notte non era un vero e proprio attacco. Un Oscuro Potere era all’opera e qualcosa o qualcuno ha passato il ponte ed è svanito alle nostre spalle quando siamo stati presi dal terrore dell’Ombra Nera. La guida delle truppe di Mordor è sembrata meno potente dopo che l’Ombra è svanita e l’assalto è diminuito di intensità”.
Il più giovane fratello rimase in silenzio qualche attimo, poi confermò: “Non uno, ma diversi cavalieri neri hanno attraversato il nostro campo: ombre nere rapide e feroci. Eppure i Nazgul non ci hanno attaccato, sono passati oltre. E questo può voler dire solo una cosa: altre forze si muovono nella Terra di Mezzo; l’Oscuro Sire ha mandato i suoi Spettri altrove… e ora come ora, mi manca il consiglio di Mithrandir".
“Non cercare il consiglio di quello Stregone, fratello!” interruppe bruscamente Boromir “Sono strani personaggi questi Stregoni che vanno e vengono e non sappiamo quali siano i loro veri affari. Fidati piuttosto del tuo cuore e delle persone a te care”.
“Il mio cuore è piuttosto inquieto” riprese Faramir. “La scorsa notte un strano sogno ha agitato il mio sonno. Lo ritengo un presagio di sventura, eppure riesco a scorgere in esso anche un fondo di speranza. Nel sogno il cielo ad Oriente era scuro; tuoni e fulmini giungevano dall’Est, ma ad Ovest una luce fioca risplendeva ed una voce chiara mi gridava:
Cerca la Spada che fu rotta,
A Imladris la troverai;
I Consigli della gente dotta
Più forti di Morgul avrai.
Lì un segno verrà mostrato,
Indice che il Giudizio è vicino.
Il Flagello di Isildur s’è svegliato,
Ed il Mezzuomo è in cammino.
Il significato di tutto ciò mi è oscuro. Qual è questa Spada che fu rotta? È forse la Spada di Elendil, nostro avo? L’invito a partire è chiaro, ma dove si trova Imladris?".
Boromir rimase pensieroso per un po’ ascoltando il racconto del sogno del fratello. Nuovi dubbi affollavano ora la sua mente e un forte senso di apprensione lo colse all’improvviso. Poi, quasi per scacciare questo nuovo sentimento, si rivolse al fratello in tono scherzoso dicendo: “Sei tu lo studioso in famiglia… da’ a me nemici da abbattere, guerre da combattere ed imprese da affrontare e tieni per te i libri e le pergamene della storia!”.
Poi aggiunse, tornando serio: “Comunque mi fido come sempre dei tuoi presentimenti, da questo punto di vista sembri quasi avere un dono speciale. Parla del tuo sogno con nostro padre. Egli è maestro di saggezza e tradizioni come nessuno a Gondor e senz’altro saprà consigliarti adeguatamente”.
Così si addormentarono avvolti nelle coperte da campo, ognuno coi propri pensieri, ma rincuorati dall’essersi parlati così apertamente.
Minas Tirith, mattino del 25 giugno 3018.
Quella notte Boromir non aveva chiuso occhio. Tornati a Minas Tirith dopo l’assalto subito ad Osgiliath, sia lui che Faramir avevano dovuto fare rapporto dell’accaduto a Denethor e al Consiglio di Gondor.
La riunione, la sera prima, al cospetto del Sovrintendente, era stata lunga ed estenuante. Si era discusso in lungo ed in largo sulle difese dell’Ithilien e di Osgiliath, di Cair Andros ed Amon Barad e perfino del rifugio segreto di Henneth Annun. Si erano soppesate le strategie belliche, il numero delle forze in campo e le alleanze con i Feudi del Sud. Secondo alcuni consiglieri di queste terre nuovi pericoli sarebbero senz’altro provenuti anche da Umbar ormai prossimi alleati dell’Oscuro Sire di Mordor. Tutti discorsi che a Boromir interessavano poco; a lui interessava combattere, abbattere il nemico che minacciava la sua terra: preferiva di gran lunga l’azione alle parole. Anche Faramir, sedutogli accanto, sembrava non seguire i vari discorsi che animavano la sala, probabilmente però era perso nei suoi pensieri. Denethor, suo padre, ascoltava con occhi penetranti i pensieri dei partecipanti, ma con lo sguardo beffardo di chi già conosceva ciò che sarebbe potuto accadere.
Dopo la riunione, Boromir era tornato in fretta nella sua stanza ed era sprofondato nel sonno quasi all’istante, ma poco dopo si era svegliato di soprassalto: lo stesso sogno che suo fratello aveva vissuto già diverse volte in quei giorni lo aveva colto alla sprovvista. Ed ora era lui stesso il protagonista. E così, all’indomani aveva deciso di parlarne con il padre; Faramir non l’aveva ancora fatto ritendolo un fatto di poco conto rispetto alle difficili decisioni che un Sovrintendente era costretto a prendere in quei momenti difficili e preferendo effettuare delle ricerche da solo nelle biblioteche della città.
Mentre si incamminava verso le sala di suo padre, incontrò Cirion, il luogotenente di Amon Barad una delle poche fortezze di Gondor che ancora resisteva nell’Ithilien. Era stato di grande aiuto nella difesa di Osgiliath e quando Boromir si era lanciato nella difesa sul ponte egli aveva preso il comando della retroguardia guidando le truppe in un ardito accerchiamento del nemico che aveva superato il ponte.
“Salve Capitano!” esordì Cirion “Stiamo ripartendo per le nostre terre. Abbiamo chiesto al Sovrintendente tuo padre di inviare un degno Capitano a presidiare la guarnigione di Osgiliath e a guidare i Raminghi dell’Ithilien; uno tra te e tuo fratello. Speriamo che la nostra richiesta venga accolta. Con uno di voi due a guidarci, ci sentiremmo tutti più protetti e il coraggio dei nostri soldati verrebbe rinvigorito”.
Boromir rimase un attimo assorto nei suoi pensieri poi salutò calorosamente il luogotenente di Amon Barad ringraziandolo della stima accordatagli.
Prima di entrare nel palazzo, il suo sguardo fu attratto dalle Guardie del Cortile della Fontana. Uomini ben armati, dotati di un addestramento marziale; una compagnia di loro gli sarebbe stata molto ad Osgiliath ed invece rimanevano lì, coi volti coperti a far da guardia ad un Albero rinsecchito in attesa del ritorno di un improbabile Re.
“Non dirmi che vuoi diventare una Guardia del Cortile?” La voce di suo fratello lo colse di sorpresa. Faramir era seduto su un muretto all’ingresso del palazzo. Anche Madril, l’anziano ramingo dell’Ithilien era in piedi accanto a lui.
“No, semplicemente pensavo che potremmo utilizzare al meglio tutte le nostre forze” rispose Boromir. “Vedo che anche voi siete in attesa di udienza da sire Denethor”.
“Non proprio” riprese Faramir “io aspettavo te per andare da nostro padre e loro mi stavano semplicemente tenendo compagnia in attesa del tuo arrivo”.
Faramir congedò Madril che salutò con deferenza entrambi e si allontanò.
“Come sapevi che sarei andato da nostro padre? Non dirmi che hai sognato anche questo!” chiese scherzosamente Boromir.
“No, non esagerare, fratello!” rispose Faramir “Semplicemente non ti ho trovato in stanza stamane perché volevo parlarti e mi hanno riferito che ti avevano visto dirigerti verso questo luogo. Per cui sono corso qui ma tu non eri ancora giunto e quindi ti stavo aspettando. Lo hai sognato anche tu vero? Te lo leggo negli occhi e non possiamo più aspettare. Andiamo, dobbiamo parlarne con lui”. Boromir aggiunse: “Temo che non reagirà bene a questa nostra richiesta. Ma non abbiamo scelta e, stranamente, ho il presagio che il tempo a nostra disposizione stia finendo. Se qualcuno da Minas Tirith deve partire, deve farlo al più presto”.
Sire Denethor accolse i suoi due figli con affetto, ma il suo umore cominciò a cambiare rapidamente non appena gli esposero la questione del sogno. Fu Boromir a parlare per primo e dopo che ebbe spiegato tutto, Denethor rispose freddamente: “In tempi bui come questi e come quelli che vivremo noi uomini di potere non possiamo soffermarci su questi sogni figli delle vostre paure e delle vostre speranze! Boromir, mi meraviglio di te che sei un uomo dal forte senso di responsabilità! Di certo ti sei lasciato trascinare e suggestionare da tuo fratello! Vero, Faramir? Cosa credi, di avere il dono della preveggenza come i nostri antichi padri Numenoreani? Sì, il sangue di Numenor scorre ancora puro nelle vostre vene, ma esso vi richiami più alle imprese che alle fantasie!”.
Entrambi rimasero in silenzio di fronte a tale risposta. Allora il sire Sovrintendente continuò: “Mi chiedete di Imladris? Bene, sappiate che essa fu, in tempi remoti, una rifugio ed una fortezza degli Elfi in una valle a Nord ai piedi dei Monti. Elrond Mezzelfo ne era il signore e, se ancora vi dimora, è un luogo di sapienza e tradizione. Nulla più. Non permetterò che alcuno di voi due parta per obbedire ad un fatuo sogno alla ricerca di un posto ignoto e di nessuna utilità. Piuttosto ho ricevuto la richiesta che uno di voi due tenga il comando delle forze raminghe nell’Ithilien e della guarnigione di Osgiliath. E visto che hai tanta premura di partire, sarai tu Faramir ad andarci. Boromir rimarrà qui a Minas Tirith, con me".
Era impossibile far cambiare idea a sire Denethor e i due fratelli abbassarono il capo ed uscirono dalla sala. Eppure parve ad entrambi che il padre avesse avuto un sussulto e fosse impallidito alle parole “La Spada che fu rotta” e “Flagello di Isildur” e che non avesse detto tutto ciò che sapeva. Ma tra di loro la decisione era presa. Faramir era il più propenso a partire e l’avrebbe fatto il giorno stesso se Boromir non l’avesse fermato: secondo il fratello maggiore ora aveva un incarico ufficiale e non poteva disertare. Sarebbe stato Boromir a partire anche se Faramir sapeva benissimo che così avrebbe privato il padre e tutta Gondor del più forte Capitano del regno. Dal canto suo Boromir era deciso a prendere su di sé la responsabilità della decisione quasi a voler proteggere il fratello minore da un pericoloso viaggio pieno di dubbi e senza certezza alcuna.
Sarebbe partito presto ed in gran segreto per non destare timore in città.
Minas Tirith, sera del 30 giugno 3018.
Ormai era tutto pronto. L’indomani all’alba Faramir sarebbe partito per l’Ithilien con la compagnia di Raminghi che era in città sotto la guida di Madril. Avrebbe guidato le imboscate al Nemico che procedeva verso il Morannon e avrebbe organizzato la guarnigione di Osgiliath. Di fronte all’Albero Bianco, al tramonto, sedeva accanto alla Fontana. Boromir sedeva con lui e i due scrutavano l’Est alla luce del Sole morente alle loro spalle.
“Boromir, fratello caro, sei sicuro di voler partire?” chiese il giovane capitano. “Posso ancora farlo io; domani giunto ad Osgiliath potrei parlare con Madril, un uomo che mi è fedele. Gli esporrò il nostro piano. Poi prenderò un cavallo e partirò per il Nord senza che a Minas Tirith nessuno sappia della mia partenza”.
Boromir rispose fermamente ma sottotono per non destare sospetti: “L’infamia della diserzione non ti colpirà fratello! Partirò io; non ho ancora ricevuto incarichi precisi e mi ritengo più libero di te. E poi sono sicuro che tu sia più adatto di me a guidare i Raminghi dell’Ithilien”.
Faramir allora riprese: “D’accordo, vedo che sei fermo nella tua decisione. Fa’ attenzione, Boromir, il viaggio sarà lungo e non aspettarti nulla se mai dovessi giungere alla destinazione. Nostro padre non ci ha mentito su Imladris: è un luogo di studio, meditazione e tradizione. Un rifugio elfico nascosto e non certo un posto dove troverai alleati per la nostra causa. Cerca solo consiglio per i nostri dubbi. Non ti nascondo che nutro speranze per questa Spada che fu rotta ma soprattutto temo il Flagello di Isildur. Ti ho procurato una mappa molto antica dove sembra sia segnalato questo Gran Burrone”.
Boromir sospirò e rispose: “E sia fratello. Seguirò il tuo consiglio. Anch’ io credo che ciò che troverò lì cambierà per sempre le nostre vite. Voglia il cielo che possiamo ritrovarci presto qui, insieme, a discorrere amabilmente delle nostre imprese. Ora va’ e non preoccuparti. Sta’ vicino a nostro padre fino al mio ritorno, fallo anche per me. Ha bisogno di te, ora più che mai. Ti vuole bene e sa quanto tu gliene voglia. Prima o poi se ne renderà conto”.
Così si salutarono i due fratelli, con un lungo abbraccio, e purtroppo mai più si rividero nella Terra di Mezzo.
Minas Tirith, sera del 3 luglio 3018.
Boromir non si aspettava la chiamata di suo padre proprio la sera prima della partenza segreta. Sistemò in fretta le sue cose e si presentò dopo cena nella sala del Trono.
Seduto sul seggio del Sovrintendente, sire Denethor aveva uno sguardo grave e sospettoso e in grembo aveva il famoso Corno di Vorondil il Cacciatore, simbolo dei Sovrintendenti e che già in altre occasioni aveva consegnato a Boromir come Capitano della Torre Bianca a guida degli eserciti di Minas Tirith. Non mosse un dito quando suo figlio entrò. Non una parola. Boromir ruppe il frastornante silenzio:“Salve, padre, mi hai chiamato così tardi.... C’è qualcosa di grave che è accaduto?”
Sire Denethor lo guardò quasi con disprezzo poi tuonò: “Non prendermi in giro! Tu e tuo fratello pensavate forse di raggirarmi? Sappiate che non due soli occhi ha il Sovrintendente di Gondor!”
Boromir rimase sbigottito; suo padre aveva di nuovo ceduto alla tentazione di guardare nel Palantir, ma ciò che era più grave era il fatto che l’aveva fatto per spiare i suoi figli, come se fossero nemici.
“Mi dispiace padre, non ci hai dato scelta. La decisione è presa ormai, parto domani all’alba. È difficile tenerti nascosto qualcosa se ti affidi alla Pietra Veggente. Credo che usare quell’attrezzo magico possa rivelarsi una cattiva scelta a lungo andare, nonostante tu abbia forza e potere per farlo”.
“Non osare dare consigli a tuo padre!” proruppe Denethor “Speravo fino all’ultimo che ci ripensassi per il bene del tuo popolo, ma vedo che ormai sei pronto a partire. Mi hai deluso Boromir, per la prima volta mi hai deluso anche se in questo frangente la parte principale l’ha giocata quel sognatore di tuo fratello”.
“Non essere ingrato con lui” rimbrottò Boromir “è un ottimo capitano e i tuoi soldati lo amano. Quanti gli si avvicinano non possono far altro che starlo ad ascoltare e la sua presenza ispira coraggio e fiducia. Sa leggere nei cuori degli uomini come nessun’altro qui a Gondor, compresi me e te. E poi la decisione l’abbiamo presa di comune accordo”.
“Di comune accordo, dici?” Denethor sorrise beffardamente. “Dì piuttosto che ti sei sobbarcato l’onere del viaggio pur di proteggerlo come sempre hai fatto per tutta la vita, Boromir. Dovresti smetterla di fargli da balia. Sei tu il mio erede, non lui. A Faramir piace atteggiarsi da nobile comandante, e lascia ad altri il lavoro sporco. Si lascia consigliare da quello stolto stregone di Mithrandir… Mi pento di averlo mandato nell’Ithilien. Che fosse partito per questo assurdo viaggio, così da liberarci della sua presenza! Ma forse non avrebbe avuto nemmeno il coraggio di farlo da solo…”
“Questo è troppo padre! urlò Boromir “Non posso più starti ad ascoltare mentre getti fango in faccia a chi ti serve con onestà e dedizione. È per il bene di Gondor che ho deciso di partire. Per quanto riguarda Faramir penso che sarebbe partito subito, ma il suo senso del dovere verso te e la sua terra non ha confine”.
Denethor rimase in silenzio per qualche minuto, come spiazzato dalla reazione del figlio. Poi il suo sguardo ebbe un brusco mutamento e il suo tono di voce divenne nuovamente calmo ed accomodante.
“Visto che ormai non posso più fermarti, voglio darti qualche avvertimento prima della partenza. Il viaggio sarà lungo. Potrebbero volerci quattro mesi. Fai sosta a Rohan, la terra dei nostri alleati. Re Theoden ti accoglierà calorosamente e ti darà quel che gli chiedi. Ma da lì il viaggio sarà ancora molto, molto lungo. Dopo aver superato il Dente di Orthanc alla Breccia di Rohan segui l’Antica via Sud fino al vecchio guado di Sarbad. Da lì segui il corso del fiume Rombirivo o Bruinen (come piace chiamarlo agli Elfi). Incrocierai la Grande Via Est, ma tu prosegui ancora a Nord-Ovest verso le montagne. Da lì dovrai orientarti da solo. Altre indicazioni non so darti, purtroppo, figlio mio, e Imladris non sarebbe resistito millenni se fosse stato così facile trovarlo.
Ma soprattutto voglio metterti in guardia da ciò che potresti trovare qualora tu riuscissi, come credo, a raggiungere la meta. Gli Elfi sono creature strane, nostre antiche alleate, ora preferiscono restare chiusi nei loro fortilizi a rimuginare sulle grandi battaglie del passato, noncuranti di ciò che li circonda, ospitali verso persone e cose ancor più strane di loro. Soppesa bene ogni incontro, valuta bene ogni cosa, ogni possibilità e ogni discorso per il bene tuo e della tua terra e voglia il cielo che tu abbia le risposte che cercate tu e tuo fratello”.
Ancora una volta Boromir ebbe la sensazione che il padre non dicesse tutto ciò che poteva sapere, ma non ne capiva la ragione. Allora rispose: “Ti ringrazio, padre, per questi tuoi preziosi ammonimenti e informazioni. Ne terrò conto. Ti prometto che tornerò appena possibile. Ora chiedo congedo. Possano le stelle dei Valar proteggere le nostre strade e farle reincontrare quanto prima”.
“Va’, figlio mio”,concluse Denethor, "ma prima di lasciarti voglio che porti con te anche il Corno di Gondor. Sei tu il mio primogenito ed erede e ti spetta di diritto. Suonalo nei momenti di necessità o alla partenza dalle tue soste. I nemici di Gondor fuggiranno intorno a te e se dovessi trovarti in difficoltà nelle nostre terre noi tutti lo sentiremo”.
E così si salutarono, padre e figlio. L’indomani, all’alba, Denethor avrebbe visto partire il suo erede dall’alto della Torre Bianca e mai più la sua amata terra avrebbe rivisto il più grande condottiero e combattente del suo tempo.
Minas Tirith, alba del 4 luglio 3018.
Un pallido sole in quel mattino di inizio estate illuminava il viso di un pensieroso Boromir che si lasciava alle spalle la Città Bianca, molti dubbi e poche certezze. Il sentiero correva sotto gli zoccoli del suo cavallo, un forte baio proveniente dalle terre di Rohan e la fresca brezza mattutina rendeva l’aria frizzante e piacevole. Aveva da poco superato il muro del Rammas Echor dove la vedetta era rimasta incredula nel vederlo partire lasciando Minas Tirith in un così grave momento di bisogno. Il soldato, dopo aver salutato con deferenza e stupore, aveva alzato lo sguardo all’orizzonte: un nuovo caldo giorno era iniziato.
Un lungo viaggio invece attendeva l’orgoglioso Capitano della Torre Bianca, ma nelle selvagge lande della Terra di Mezzo era soltanto un cavaliere errante, Boromir di Gondor.
Boromir di Gondor a cavallo 1 115
Cirion 1 55
Guerrieri di Minas Tirith con scudo 3 24
Guerrieri di Minas Tirith con scudo e lancia 3 27
Guerrieri di Minas Tirith con arco 2 16
Cavalieri di Minas Tirith con scudo e lancia 3 42
Madril 1 55
Rangers di Gondor 2 16
Guerrieri di Minas Tirith con scudo 3 24
Guerrieri di Minas Tirith con scudo e lancia 4 36
Guerrieri di Minas Tirith con arco 2 16
Sire Denethor 1 30
Guerrieri di Minas Tirith con scudo 3 24
Guerrieri di Minas Tirith con scudo e lancia 3 27
Guerrieri di Minas Tirith con arco 2 16
Guardie del Cortile della Fontana con scudo 3 33
Faramir con armatura pesante e scudo 1 80
Guerrieri di Minas Tirith con scudo 2 16
Guerrieri di Minas Tirith con scudo e lancia 2 18
Guerrieri di Minas Tirith con arco 0 0
Veterani di Osgiliath con scudo 3 27
Veterani di Osgiliath con scudo e lancia 2 20
Guardie del Cortile della Fontana con scudo 3 33
PZ 50 PT750
GENERALE: Faramir.
FONDATORE del gruppo di gioco AMRUNDOR.
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- terribili broth
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Principe Imrahil + cav.bard + lancia (generale)
5 Cavalieri di Dol Amroth a cavallo
3 armigeri di Dol Amroth
3 cavalieri di Dol Amroth a piedi
Capitano di minas tirith +scudo
guardie della fontana +scudo
guerrieri di Minas Tirith (lancia)
Madril
6 guerrieri di minas + scudo
6 guardie della cittadella + lancia
Beregond
2 cittadella + arco
8 raminghi (arco) (5 + lancia)
totale 48 modelli
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- Fatality90
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4 Guardie Nere 48
8 Orchi del Morannon con Lancia e Scudo 72
Lurtz 60
4 Berserker 60
3 Guerrieri con Scudo 30
5 Guerrieri con Picca 50
Mahur 60
9 Predoni con Scudo 90
Vrasku 60
10 Guerrieri Uruk con Balestra 110
47 modelli
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- AntoLos91
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Eomer, Maresciallo del Riddermark (cavallo, giavellotti e scudo)
2 Figli di Eorl
3 Scudirossi dell’Ovestfalda (1 giavellotto, 1 arco)
2 Cavalieri di Rohan (2 giavellotti, 2 archi)
1 guardia reale di rohan (cavallo + giavellotti)
-2 Banda
Erkenbrand, Capitano di Rohan (cavallo)
2 Figli di Eorl
3 Scudirossi dell’Ovestfalda
3 Cavalieri di Rohan (1 giavellotto, 2 archi)
-3 Banda
Grimbold di Grimslade
5 Helmings con scudo
3 Helmingas con scudo e giavellotto
2 Helmingas con arco
2 Staffette di Rohan
-4 Banda
Legolas (mantello elfico, armatura) (GENERALE)
5 Galadhrim guerrieri
2 Galadhrim guerrieri con arco elfico
750pt. 40 modelli. 12 archi. 11pt possanza.
PS: scusate il ritardo
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- Amrod
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Banda 1 - Isengard
Capitano Uruk-hai armatura pesante e scudo
12 Berserker 15x12=180
Banda 2 - Mordor
Shagrat capoguerra 110
4 uruk di mordor scudo = 36
5 orchetti scudo lancia =5 + 2 = 7 = 35
Banda 3 (isengard)
Sharku 60
5 Uruk con scudo= 50
5 Uruk con picca= 50
1 cavalcawarg scudo 13
Banda 4 (mordor)
SDO cavallo 130
5 Orchi Battitori = 25
749 punti - 41 modelli - 10 punti possanza - 5 archi
Se non ho fatto male i conti dovrebbe essere tutto ok, giocherò in maniera molto "easy" perchè non sono propriamente preparato sui pezzi del male ma proverò lo stesso a inventarmi qualcosa
Saluti a tutti!
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- Amrod
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In pratica passo da 43 a 41 modelli, sempre per un totale di 749 punti. C'era un piccolo errore di calcolo quando avevo copiato la lista sul forum. Saluti!
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