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Categoria: Racconti e BG
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Ecco il BackGround con cui ho vinto al torneo di Roverbella del 28/04/2013 il premio Miglior Racconto.
Racconta delle ultime vicende accadute a Fornost poco prima che il Re degli Stregoni di Angmar radesse al suolo la città... ovviamente è una mia ricostruzione, dato che non ci sono fonti dettagliate riguardo a questa vicenda. BUONA LETTURA!!!
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Aveva ripreso a piovere, con intensità anche maggiore. L’acqua fangosa si stava accumulado nella parte bassa della città con rapidità crescente. All’improvviso una massa d’acqua scura si affacciò ribollendo all’altro capo della strada, scorrendo veloce. La sentinella si ritrovò immersa fino alla vita, mentre alle sue spalle due guardie scivolavano contro le pareti, lottando per rimanere in piedi.
Sentì una voce gridare accanto a lui. La via era piena di uomini e donne in preda al terrore, che si trascinavano affannosamente  cercando di vincere la resistenza della corrente che scendeva dall’alto. Qualcuno tentava ancora di portare sulle spalle un baule, un involto o un semplice fagotto di stracci. Una donna stringeva tra le braccia il corpo piangente di un bambino. Ma la gente si limitava ad arrancare senza un ordine, in cerca soltanto di uno scampo verso la parte alta della citta. La sentinella strinse con tutta la forza della disperazione una trave di legno che lo ancorava alla parete e con le ultime forze rimaste riusci a dare l’allarme: la città era sotto assedio!
Purtroppo egli non sapeva che il sabotaggio delle cisterne d’acqua fosse un semplice diversivo: l’attacco era già iniziato.
Sulle mura difensive regnava ormai il caos, I soldati erano fuggiti dalle loro posizioni, e si affollavano attorno agli ufficiali, in attesa di ordini, sconvolti dalla paura. L’ufficiale cercò di riordinare i pensieri, mentre dall’oscurita emergevano altri Orchi, che si gettarono contro di lui maciullandolo e soffocando il suo ultimo grido straziato.Gli uomini erano impazziti per il terrore. Correvano avanti e indietro lungo le mura, urtandosi con violenza e cadendo sotto grida disumane. Gridò un capitano con il fiato che gli restava. La frase gli si spezzò in gola. Venne decapitato da un fendente di brutale violenza. Il tronco decapitato del capitano rimase per un attimo immobile. Il vento che gonfiava I suoi abiti, dette l’impressione orrenda che il corpo facesse un macabro passo di danza, poi le sue gambe cedettero di colpo e rovinò a terra, irrorando con un getto di sangue vivo i soldati, che arretravano in preda al panico. Ma prima che qualcuno di loro potesse accennare una qualsiasi reazione, di nuovo un’ondata di Orchi si era avventata su quelli che ancora resistevano sulle mura, in un vortice furibondo di denti e spade. In un attimo gli assalitori avevano trasformato il posto di guardia in un carnaio orrendo.
Uccisi gli uomini, gli Orchi infuriavano contro loro stessi, cercando di sottrarsi l’un l’altro i macabri resti insanguinati. Gli arieti avanzarono presto verso le prime file e iniziarono a percuotere le porte della città. Percossa dall’ennesimo urto, la struttura cedette di schianto, rovinando a terra .Oltre si apriva una lunga via dritta, che saliva verso la Citta Alta: sulla strada aperta dagli arieti, centinaia di Orchetti armati stavano sfilando attraverso il varco, allineandosi come se attendessero un ordine per dilagare attraverso il dedalo di viuzze che immetteva all’interno della città. La terra vibrava sotto i loro passi. Rapide le loro avanguardie erano penetrate nelle catapecchie di legno che sorgevano accanto alla porta, uccidendo chiunque vi si trovasse. Molti abitanti del quartiere erano in strada al momento dell’irruzione, chiamati fuori dal frastuono provocato dall’abbattimento delle porte. Erano stati semplicemente sommersi dall’orda, calpestati e ridotti in polvere, come se non fossero mai esistiti. Gli altri, raggiunti nel loro letto, soprattutto donne con I figli stretti al petto, erano stati fatti a pezzi prima che riuscissero a emettere anche un solo grido.
Il silenzio piombò nella Citta Bassa, l’orda aspettava. Immobile, sferzata dalla pioggia… poi un grido infernale di acclamazione eruppe dalla massa. Una sagoma umana, alta, ricoperta di un manto nero che gli nascondeva anche il volto, si dirigeva verso le prime file.
Un grido straziante risuonava in mille voci, rimbalzava sugli scudi, come tra le gole di una montagna, sempre piu frenetico a mano a mano che l’alta figura avanzava aprendosi il passo tra gli Orchi fino a raggiungere la testa dello schieramento.
In una torre nei pressi, un gruppo di uomini e donne terrorizzati assistevano alla scena, spiando dalle fessure della finestra. Una delle donne si accostò a suo marito, stringendo tra le braccia il proprio bambino .
L’uomo era vestito sommariamente, come chi fosse appena balzato giu dal letto. Sulla veste da camera portava ricamate le insegne reali. Rispose, mordendosi le labbra per la tensione, dopo un ultimo sguardo verso la strada.
I due uomini si inchinarono rapidi,  e dopo essersi scambiati un veloce sguardo di intesa, corsero verso la scala che immetteva alla porta della torre. La pioggia martellava le loro teste nude, correvano a perdifiato, lanciando grida d’allarme alle finestre sbarrate che si trovavano tutt’intorno. Continuavano a correre verso la Citta Alta, man mano che la strada si faceva ripida la fatica iniziava a indebolire I muscoli e far bruciare le loro tempie. A una svolta del vicolo gli venne sbarrata la strada da un gruppo di soldati della guardia cittadina. gridò uno dei due, riconoscendo le armature con le effigi color smeraldo dell’esercito.
Il soldato ebbe solo il tempo di emettere un urlo spaventoso, prima di rendersi conto di cosa stava succedendo.
Il gruppo venne travolto da un’ondata di acqua fangosa, facendoli turbinare su e giu, sbattendoli contro le pareti. Inutili furono I loro sforzi, la corrente era troppo violenta, cercarono appigli senza trovarne alcuno. Quando l’acqua defluì verso la città bassa I loro corpi emersero dalla massa fangosa: giacevano esanimi sul terreno. Sui loro volti era impressa un’espressione di terrore e sofferenza.
Nessuno riuscì a dare l’allarme in tempo. Quella notte l’orda seminò il panico in  tutta la città, uccidendo brutalmente chiunque si mettesse sul loro cammino. Quella notte, Fornost cadde.